sabato 20 dicembre 2008

Pittura sociale

Durante l'incontro di pittura di Sabato 20 dicembre, nella seduta pomeridiana, si è svolta un'esperienza di pittura sociale. Per la nostra Associazione si è trattato di una novità.

I partecipanti, divisi in due gruppi di quattro, si sono succeduti nel lavoro un silenzio, senza cioè scambiarsi commenti, e usando colori dati dall'insegnante.
Il tema era libero, ma in entrambi i casi il risultato è stato un'immagine di ispirazione natalizia.
E' stata un'esperienza interessante, soprattutto per i risvolti relativi all'interazione personale, che potrà dare ulteriori frutti in futuro.



giovedì 11 dicembre 2008

Il Ponte è membro di ELIANT

Oggi, 11 dicembre 2008, il Comitato Direttivo ha deliberato l'adesione dell'Associazione a Eliant. Il Ponte ne diviene così Membro associato.
Eliant (European Alliance of Initiatives for Applied Anthroposophy) è un'Alleanza Europea di Iniziative per la tutela giuridica dell'Antroposofia applicata.
Essa, in vista dello sviluppo dell'integrazione europea, sta lavorando per assicurare condizioni legislative che salvaguardino i vari aspetti pratici dell'applicazione dell'Antroposofia alla realtà sociale.
.
Pedagogia, alimentazione e agricoltura, pedagogia curativa e socioterapia, medicina e discipline terapeutiche, sono queste le articolate attività antroposofiche, i cui benefici sono estesi anche a moltissimi che non fanno riferimento diretto all'Antroposofia, nelle quali necessita una tutela giuridica.
E' necessario che le politiche e il quadro legislativo europeo diano alle persone un'ampia libertà culturale e una effettiva possibilità di scelta quando decidono sulla qualità della loro vita.
.
Eliant sostiene e promuove tutti gli sforzi per rendere possibile una diretta partecipazione dei cittadini al fondamento legislativo dell'Unione Europea. L'"iniziativa popolare" citata nello schema costituzionale e nel Trattato di Lisbona, dovrebbe essere messa in pratica il più rapidamente possibile.
.
Sono Membri Fondatori:
1- L'Associazione europea dei produttori di medicine antroposofiche
2- Demeter (marchio a tutela dei prodotti agricoli biodinamici)
3- La Cooperazione europea di pedagogia curativa antroposofica e socioterapia
4- Il Consiglio europeo per l'educazione Steiner-Waldorf
5- La Federazione europea delle Associazioni di pazienti di medicina antroposofica
6- La Fondazione di Medicina antroposofica
7- L'Associazione internazionale di agricoltura biodinamica
8- Il Coordinamento internazionale della Medicina antroposofica
9- La Federazione internazionale delle Associazioni mediche antroposofiche
.
I membri fondatori rappresentano giuridicamente Eliant di fronte alle istituzioni europee.
.
Possono divenire membri associati, senza alcun obbligo economico, tutti coloro, persone fisiche o giuridiche, che desiderano promuovere iniziative culturali basate sull'Antroposofia e sostenerle con il loro contributo economico e/o ideale.
.
Eliant dispone di un sito - http://www.eliant.eu/ - ricco di informazioni, ma solo in tedesco, inglese e francese. In un altro post, pubblicato in data 2 dicembre 2008, si può leggere la Carta costitutiva dell'Alleanza.

mercoledì 10 dicembre 2008

Collaborazione fraterna

L'Umanità ha bisogno di più uomini portatori di una cultura e di azioni che mitighino il troppo egoismo; non solo con la potenza del pensiero e della necessaria conoscenza del mondo spirituale, ma soprattutto con gli atti conseguenti.
.
Gli egoismi particolari sono figli di una grande menzogna: il materialismo. Un monito profondo ci chiama a superare questa forza dirompente, col coraggio portatore della pienezza della conoscenza e di nuovi impulsi morali.
.
La potenza del pensiero verace è individuale e va liberamente coltivata, mentre gli atti sono collettivi e per essi ci si unisce in una collaborazione fraterna.
.
(Gianni Catellani)
.

sabato 6 dicembre 2008

Laboratorio con i bambini

Martedì 16 dicembre ore 17
.
Il gruppo di pedagogia sposta il suo incontro
presso il Centro Giovani via della Resistenza a Piombino.
.
Passeremo un pomeriggio insieme ai nostri figli, all'interno di un piccolo laboratorio manuale che l'Associazione allestirà al Centro Giovani. Seguirà la lettura della fiaba di Natale: "La pioggia di stelle".
.

martedì 2 dicembre 2008

Carta costitutiva di Eliant

Alleanza Europea delle Iniziative di Antroposofia applicata / ELIANT
.
CARTA
.
Obiettivi dell’Alleanza
Dignità umana e sviluppo individuale sono valori centrali della cultura europea. Alla loro realizzazione hanno contribuito, nell’arco di oltre 80 anni, le iniziative di applicazione pratica dell’antroposofia di Rudolf Steiner. In particolare nei settori dell’agricoltura, della pedagogia, della pedagogia curativa e della medicina, sono nati stili di vita ispirati alla dignità umana, di qualità elevata e di risonanza mondiale. L’Alleanza si è posta il compito di garantire giuridicamente queste iniziative per i cittadini europei e di continuare a svilupparle come contributo alla costruzione permanente dell’Europa.
Ora si dovrà preparare il terreno perché in Europa non vengano limitati i diritti fondamentali dell’uomo, a svantaggio di iniziative culturali di questo genere. Nella realtà europea il diritto del cittadino allo sviluppo individuale non ha soltanto bisogno della libertà di scelta, ma anche della possibilità di scelta: i genitori devono poter scegliere per i figli istituzioni pedagogiche consone alle proprie convinzioni educative.
Ognuno deve poter ricorrere a un’assistenza medica e un tipo di alimentazione che corrispondano al proprio modo di vivere.
Per ottenerlo sono necessarie condizioni di base che rendano possibile e sostengano la molteplicità di approccio a stili di vita individuali. Devono essere garantiti il pluralismo dei metodi scientifici e la libertà nella ricerca e nell’insegnamento. Allo stesso modo, nella società la libertà nella scelta della professione e della formazione necessita di una pluralità.
.
Modalità di lavoro e attività dell’Alleanza
Noi, sostenitori di questa Alleanza, fondiamo la nostra collaborazione su una solidarietà di iniziative. Questa federazione dà inizio a un sostegno reciproco nei nostri progetti e nelle azioni in Europa. L’obiettivo è mettere in pratica la collaborazione come forma di aiuto reciproco con integrità e trasparenza. Auspichiamo di tradurre in realtà le iniziative necessarie nei diversi ambiti della vita con il maggior sostegno democratico e il minor impegno amministrativo possibili, e con elevata consapevolezza nella comunicazione.
Intendiamo influire sullo sviluppo della politica e della legislazione in Europa, così come di costruire e di mantenere i contatti necessari con le istituzioni europee.
Ci riteniamo parte integrante della società civile a livello europeo, con l’obiettivo di formare una rete più ampia possibile di organizzazioni aventi intenzioni simili.
Siamo pronti a partecipare a relazioni pubbliche e a dare un contributo, entro le nostre possibilità, a conferenze, seminari e workshop i cui obiettivi siano in linea con quelli dell’Alleanza.
Per raggiungere i nostri obiettivi cerchiamo partner nella cultura, nell’economia e nella politica. Auspichiamo una collaborazione con istituzioni, federazioni e personalità della vita pubblica, che condividano il nostro impegno per una tutela duratura del diritto alla libertà, per una migliore qualità di vita e un maggior spazio per lo sviluppo di ogni singolo individuo. Con tali partner vorremmo elaborare delle posizioni e sostenere iniziative che permettano di collaborare in modo partecipativo allo sviluppo dell’Europa nel senso degli scopi citati.
Le risoluzioni che riguardano l’Alleanza nel suo insieme vengono prese di comune accordo tra i sostenitori. In attesa di una sede a Bruxelles, tutti i compiti di segreteria dell’Alleanza verranno svolti dalla segreteria della Förderstiftung Anthroposophische Medizin, con sede a Dornach, CH.
.
Membri dell’Alleanza
Sono membri dell’Alleanza i soci sostenitori e i soci promotori, uniti dal vincolo della solidarietà.
I sostenitori dell’Alleanza sono le associazioni attive a livello europeo e le istituzioni che applicano l’antroposofia impegnate attivamente nel raggiungimento degli obiettivi citati per la garanzia dei diritti umani fondamentali, per l’autodeterminazione sociale, per il pluralismo culturale e dunque per una migliore qualità di vita nello sviluppo del diritto a livello europeo. I soci sostenitori sviluppano e mettono in pratica, con funzioni di guida, le attività dell’Alleanza.
Può diventare socio promotore dell’Alleanza ogni persona fisica o giuridica, organizzazione e stituzione che promuova le iniziative culturali antroposofiche e contribuisca al sostegno a livello ideale e/o finanziario. I soci promotori vengono informati regolarmente in merito alle attività dell’Alleanza e all’occorrenza contribuiscono alla realizzazione di singoli progetti e azioni. Dall’appartenenza societaria non deriva, per il socio promotore, alcun impegno finanziario, fatto salvo il caso in cui il membro stesso se ne faccia espressamente carico.
.
I sostenitori dell’Alleanza sono:
AEFMUTA, Association Européenne des Fabricant de
Médicaments utilisés en Thérapeutique Anthroposophique,
Huningue;
Demeter International e.V., Darmstadt;
ECCE, European Co-operation in Anthroposophical
Curative Education and Social Therapy, Zeist;
ECSWE, European Council for Steiner Waldorf Education,
A.I.S.B.L., Bruxelles;
EFPAM, European Federation of Patients’ Associations for
Anthroposophic Medicine, Leidschendam;
FAM, Förderstiftung Anthroposophische Medizin, Dornach;
Gesundheit Aktiv anthroposophische Heilkunst e.V.,
Bad Liebenzell;
IBDA, Associazione internazionale per l’agricoltura
biodinamica, Arlesheim;
IKAM, Coordinamento internazionale della Medicina
Antroposofica, Dornach;
IVAA, Federazione Internazionale delle Associazioni
Mediche Antroposofiche, Dornach
Bruxelles, 29.09.2006
.
I sostenitori e i membri promotori ringraziano tutti coloro che prendono atto di questa Carta e che tramite la propria adesione alla raccolta di firme contribuiscono al rafforzamento dell’efficacia politica dell’Alleanza.
www.eliant.eu

lunedì 1 dicembre 2008

Citazioni intestazione blog - Anno 2008

"Non desidero che CREDIATE a quello che vi dico, desidero che PENSIATE quello che vi dico."
Rudolf Steiner settembre
.

"Per ogni passo nella via della conoscenza occorrono tre passi sulla via della moralità."
Rudolf Steiner ottobre
.
"Soltanto chi non ha bisogno né di comandare né di ubbidire è davvero grande."
Johann Wolfgang Goethe novembre
.
"La scienza dello spirito non vuole condurre alla fede, bensì alla conoscenza."
Rudolf Steiner dicembre

Appuntamenti mese di dicembre

Martedì 2 dicembre ore 17 - gruppo pedagogia
Martedì 9 dicembre ore 17 - gruppo filosofia
Giovedì 11 dicembre ore 17 - Comitato direttivo
Martedì 16 dicembre ore 17 - gruppo pedagogia
(per l'occasione il gruppo si sposterà presso il Centro Giovani -
Laboratorio con i bambini e lettura di una fiaba natalizia)
Sabato 20 dicembre ore 10 - quarto incontro di pittura
(alle ore 17, dopo la pittura, lettura di Natale)
Martedì 23 dicembre ore 17 -gruppo filosofia
Martedì 30 dicembre ore 17 - gruppo pedagogia
(vedi dettagli nel programma di attività 2008-2009 e in quello di pittura - pubblicati in agosto 2008)

domenica 16 novembre 2008

Conferenza-incontro alla libreria La Fenice

Venerdì 28 novembre alle ore 17

presso la saletta della libreria La Fenice
in via Petrarca a Piombino,
si terrà la conferenza

La scienza organica di Goethe


essa è la prima del breve ciclo

LA VIA DI CONOSCENZA ANTROPOSOFICA

la cui seconda parte, La filosofia di Rudolf Steiner, si terrà venerdì 20 febbraio 2009.

L'incontro, aperto a tutti gli interessati, avrà la forma di una esposizione introduttiva cui seguiranno domande o considerazioni da parte dei partecipanti.

sabato 15 novembre 2008

L'opera scientifica di Goethe

In preparazione della conferenza-incontro del prossimo 28 novembre (vedi in programma di attività - agosto 2008, in appuntamenti del mese di novembre e nel post dedicato) pubblichiamo una nota sul lavoro scientifico di Goethe, preceduta da una biografia essenziale, con l'auspicio che questa lettura possa rendere più fecondo quell'incontro.
.
Biografia essenziale
1749
Nasce a Francoforte sul Meno, figlio di un consigliere imperiale. Fin da bambino impara diverse lingue e si esercita nella composizione poetica.
1765
Compie studi di diritto a Lipsia. Coltiva diversi interessi: arte figurativa, disegno, poesia, medicina.
1768
Ritorna a Francoforte e si ammala gravemente. Studia testi cabalistici e alchemici. Compone liriche e commedie.
1771/1775
Riprende gli studi giuridici a Strasburgo. Compone il Canto di maggio. Torna a Francoforte e guida il movimento dello Sturm und Drang. Del 1773 è il Prometeo, del 1774 I dolori del giovane Werther. Il successo del romanzo, letto in tutto il mondo, gli procura fama e onori. Il duca di Weimar lo invita a corte come suo precettore.
1775/1785
Weimar diviene il centro culturale della Germania. Qui Goethe vive dedicandosi agli studi scientifici e agli impegni istituzionali.
1786
Viaggio in Italia. Soggiorna a Roma,visita la Sicilia. In Italia compone il dramma Ifigenia in Tauride. Quando torna a Weimar, ha assimilato la propensione a un classicismo che i suoi connazionali non riescono a capire.
1788/1800
Nel 1778 finisce la stesura del dramma Egmont. Tra il 1795 e i 1796 viene pubblicato Anni di noviziato di Guglielmo Meister, ed è sempre di questi anni il poema classicheggiante Arminio e Dorotea.
1800/1810
Inizia la tragedia Helena, che verrà poi inserita nel secondo Faust. E’ del 1802 il dramma in forma classica La figlia naturale, in cui affronta problemi politici. Nel 1805 scrive il saggio Winckelmann e il suo secolo. Nel 1805 sposa Christiane Vulpius. Gli studi delle scienze naturali lo impegnano per oltre un ventennio. Sono gli argomenti della Metamorfosi delle piante e della Metamorfosi degli animali. E’, invece, del 1808 la Teoria dei colori. Nel 1809 scrive il romanzo Le affinità elettive.
1814/1831
Goethe vive il resto della sua lunga vita a Weimar. Fra il 1814 e io 1819 scrive l’opera di poesia Divano occidentale-orientale. Esce nel 1829 Anni di pellegrinaggio di Guglielmo Meister. Completa nel dicembre 1831 il manoscritto del Faust.
1832
Muore a Weimar.
.
Parole introduttive
Nella nostra epoca scienza quantitativa e tecnica lasciano sempre più spesso scontenti coloro che cercano una spiegazione “di fondo” dei fenomeni naturali; in queste persone una visione olistica e qualitativa in ogni aspetto della ricerca umana tende a prendere sempre più il campo. Il particolare approccio di Goethe alle scienze naturali può essere di aiuto in questa ricerca e suscitare un'eco anche oggi.
Le schematizzazioni delle scienze naturali, sebbene utili e necessarie, hanno allontanato da molti altri aspetti pur presenti nei fenomeni studiati e oggi si sente l’esigenza di riprenderli in considerazione in quanto i grandi progressi scientifici di questo secolo si sono rivelati poco rispondenti alle esigenze di conoscenza e di ricerca di spiegazioni più stabili e complessive.
Un conto è studiare la natura per sottometterla e sfruttarla, come sin qui si è prevalentemente fatto, un conto è invece cercare di comprenderne i processi per leggere più in profondità l’attività della natura stessa.
Un pensiero che riduce tutto a numero, a quantità, è per Goethe inammissibile. Da qui la sua polemica, a volte estremamente aspra con Newton.
Il suo metodo, come quello di altri scienziati presuppone anch'esso l’osservazione scientifica, gli esperimenti, ma solo perché
.
Per orientarsi nell’Infinito
Distinguer devi e poi unire
.
Quello che Goethe sottolinea è il desiderio, nella natura e nell’essere, di “totalità”: “La natura è predisposta per guidarci alla libertà attraverso la totalità”.
La ricerca della totalità può essere portata avanti poichè essa esiste anche dentro di noi, infatti una cosa può essere riconosciuta soltanto da ciò che le è simile. La ricerca va fatta, dunque, dentro e fuori di noi, con costanza, impegno e pazienza, restando aperti al contributo di tutti. Va osservato, nella natura e dentro di noi, il movimento: il prima e il dopo, il sopra e il sotto, la diastole e la sistole, il maschile e il femminile. Questo tentativo di conoscenza contraddistingue l’opera scientifica di Goethe e ne costituisce il fascino che viene accresciuto dall’esigenza di intervenire fattivamente di persona per capire. Allora i risultati, vicini alla realtà naturale, diversi da quelli di Newton, stimolano interrogativi, inquietano, aprono a nuove prospettive.

L’opera scientifica di Goethe
Durante il viaggio in Italia, nell'agosto del 1787, Goethe scrive, dopo aver visto piante e pesci presso Napoli e in Sicilia, di essere tentato di fare un viaggio in India “non già per scoprire cose nuove, ma per contemplare a modo mio quelle già scoperte”. Ci viene in questo modo indicato il punto di vista dal quale dobbiamo considerare le opere scientifiche di Goethe. Nel suo caso non si tratta mai della scoperta di fatti nuovi, ma dell'adozione di un nuovo punto di vista nell'osservazione della natura.
Goethe ha fatto una serie di importanti scoperte singole, ma come loro soffio animatore dobbiamo considerare una grandiosa concezione della natura che tutte le sorregge. E soprattutto dobbiamo vedere nella teoria degli organismi una scoperta grandiosa che mette in ombra tutto il resto: quella dell'essenza dell'organismo stesso.
Goethe ha esposto il principio per il quale un organismo è ciò che esso di sé ci manifesta. Prima di lui la scienza naturale non conosceva l'essenza dei fenomeni della vita e studiava gli organismi semplicemente secondo la composizione delle parti e i caratteri esteriori, come si studiano anche gli oggetti inorganici. I particolari, considerati come tali, non portano con sé il loro principio esplicativo; solo la natura dell'insieme li spiega, poiché è l'insieme che da loro essenza e significato.
L'elemento più significativo della metamorfosi delle piante non è, ad esempio, la scoperta del singolo fatto che foglia, calice, corolla etc. siano organi identici, bensì la grandiosa costruzione di pensiero che ne scaturisce, di un vivente complesso di leggi formative interagenti, il quale per forza propria determina i particolari, le singole tappe dello sviluppo.
.
La sua grande scoperta, che abbraccia l'intera natura organica non è stata finora esposta da nessun altro indipendentemente da lui e in modo altrettanto perfetto.
La grandezza di questo pensiero, che Goethe cercò in seguito di estendere anche al mondo animale, si palesa solamente se cerchiamo di farlo vivere in noi, di ripensarlo noi stessi. Ci accorgiamo allora che esso è la natura della pianta stessa, tradotta in idea, la quale vive nel nostro spirito come nell'oggetto; ci accorgiamo che in tal modo ci rappresentiamo un organismo vivente sin nelle sue minime particelle, e non un oggetto definito; qualcosa in via di sviluppo, un divenire in incessante irrequietezza.
Quando Goethe giunse all'università di Lipsia, vi regnava negli studi naturali quello spirito caratteristico del XVIII secolo che divideva la scienza in due settori: da una parte la filosofia di Christian Wolf che si muoveva in una sfera del tutto astratta, e dall'altro i singoli rami della scienza che si perdevano in una miriade di particolari. Questi non avevano l'aspirazione a cercare nel mondo dei loro oggetti un principio superiore, quella non riusciva a trovare il passaggio dai suoi concetti generali al regno della realtà immediata. Stavano di fronte, senza possibilità di conciliazione una dottrina dei principi, alla quale faceva difetto il contenuto vivente, l'amorevole adesione alla realtà immediata, e una scienza senza principi, priva di contenuto ideale. CIASCUNA ERA INFECONDA PER L'ALTRA. La sana natura di Goethe veniva a trovarsi ugualmente respinta da queste unilateralità.
Nel contrasto con esse si svilupparono in lui le rappresentazioni che lo portarono più tardi alla sua feconda concezione della natura nella quale idea ed esperienza si vivificano a vicenda in una totale compenetrazione. ESSE DIVENTANO UN TUTTO.
Per questi motivi si sviluppò per primo in Goethe il concetto della vita, ovvero quello che meno di ogni altro poteva venir afferrato da quei due punti di vista estremi.
Un essere vivente ci mostra una serie di particolari che costituivano appunto l'oggetto di una estesa trattazione da parte della seconda delle due correnti prima accennate. In questo modo però si potrebbe anche descrivere un meccanismo; si dimenticava completamente che nell'organismo di manifesta un principio interiore e che in ogni organo agisce il TUTTO. Quell'apparenza esteriore, quella contiguità tra le varie parti può essere osservata anche quando l'organismo è morto, ma a quel punto esso non è più un organismo perché ne è scomparso il principio.
A questa maniera di osservare Goethe contrappone la possibilità e necessità di un'altra osservazione più elevata.
Ne parla anche nel Faust:
.
Chi brama di conoscere
qualcosa di vivente e di descriverlo,
cerca prima di scacciar lo spirito;
così le parti ha in mano,
e non gli manca, ahimè, che l'essenziale:
il nesso spirituale!
.
Egli non si limitò a negare la concezione di altri, ma elaborò sempre più la sua. Egli matura l'idea di un essere nel quale ogni parte vivifica le altre e un principio compenetra tutti i particolari. Questa entità è pensata soggetta nel tempo a trasformazioni costanti, ma che, in tutti i gradini della trasformazione, SI MANIFESTA SEMPRE COME UNICA e si afferma come duratura e stabile nella mutazione. La maturazione di questa sua concezione si manifesta nelle sue creazioni artistiche prima di diventare un pensiero organico espresso in un'opera a carattere scientifico.
Ma se osserviamo tutte le forme, e particolarmente le organiche, non troveremo mai alcunché di duraturo, quiescente e delimitato, anzi tutto ondeggia in perpetuo movimento”.
A questo ondeggiare egli contrappone, quale elemento costante, l'idea, ovvero “un quid tenuto fermo nell'esperienza solo per un attimo”.
E quest'idea di un essere vivente non viene inizialmente applicata ad un singolo organismo, bensì all'universo intero concepito come essere vivente. Questo punto di vista nasceva dagli esperimenti alchimistici fatti con la signorina von Klettenberg, nei quali si cercava di fermare in qualche esperimento questo principio compenetrante l'universo stesso. Ma questo modo quasi mistico di contemplare il mondo cede presto il campo ad una concezione più sana ed obbiettiva che si viene formando sempre più chiaramente con la maturazione delle sue idee sulla natura; esse vengono esposte per esteso nel saggio La Natura, scritto intorno al 1780. Esso ha un'importanza speciale perché vi si trovano coordinate tutte le idee che Goethe aveva solo accennato qua e là. Vi incontriamo l'idea di un essere in continuo mutamento eppure sempre identico a se stesso: “Tutto è nuovo, e pur sempre lo stesso”.
Linneo aveva provveduto a classificare le piante per poter trovare facilmente il loro posto nel sistema. Egli metteva in evidenza i caratteri distintivi, considerando come peculiari quelli esteriori. Le piante risultavano così in un certo ordine, che però si sarebbe potuto applicare anche a corpi inorganici. Tali caratteri si mostravano in una contiguità esteriore, senza un intimo nesso necessario.
Goethe non poteva contentarsi di questo modo di considerare gli esseri viventi, poiché nel sistema di Linneo non si cercava mai l'essenza della pianta. Egli invece si chiedeva in cosa consiste il quid che fa di un essere naturale una pianta e che si ritrova in tutte le piante, poi v'era tutta l'infinita varietà degli esseri singoli che chiedeva anch'essa una spiegazione. COME AVVIENE CHE QUELL'UNO SI MANIFESTI IN FORME TANTO SVARIATE?
Contemporaneamente all'incontro con le opere di Linneo avviene anche quello con le opere di Rousseau. L'attività botanica di Rousseau fece una profonda impressione su Goethe perché si svolgeva in un senso che gli andava più a genio, soprattutto la freschezza e l'immediatezza dell'osservazione che si rivolgeva alla pianta per amore di quest'ultima, prescindendo affatto da principi utilitari. Entrambi avevano in comune l'essere arrivati allo studio delle piante, non attraverso un'aspirazione scientifica coltivata specialisticamente, ma per motivi umani generali.
In quegli anni Goethe incontra anche gli studi botanici di Gleichen-Russwurm ed ha frequentissimi colloqui con Herder che aveva appena condotto a termine le Idee sulla filosofia della storia. Il 1 maggio 1784 la signora von Stein scrive a Knebel: “Il nuovo scritto di Herder sembra dimostrare che noi uomini siamo stati da prima piante e animali...Goethe ora sta rimuginando intorno a queste cose”. Il 15 maggio 1785 Goethe scrive alla signora von Stein: ”Non so esprimerti quanto mi vada diventando leggibile il libro della natura! Il mio lungo sillabare mi ha aiutato ed ora ad un tratto mi serve; la mia gioia silenziosa è indicibile”.
Si dedica agli studi botanici con grande energia e solo ora, dopo molti pensieri e osservazioni personali, Linneo gli riesce più utile fornendogli su molti particolari, spiegazioni che lo aiutano a procedere nelle proprie combinazioni. Durante questi studi riesce a capire sempre meglio che "è proprio un'unica forma fondamentale quella che appare nella infinita molteplicità dei singoli individui vegetali, e tale forma fondamentale stessa diviene sempre più perspicua....in tale forma fondamentale risiede la possibilità di infinite variazioni, per cui dall'unità deriva la molteplicità". Il 9 luglio 1786 scrive alla signora von Stein: ”Si giunge a percepire la forma con la quale la natura gioca, per così dire, di continuo, e giocando produce la molteplice vita”.
Si trattava ora di elaborare in un'immagine plastica, fin nei particolari, l'elemento costante, permanente, cioè quella forma primordiale con la quale la natura “gioca”. Bisognava allora separare ciò che nella forma vegetale è veramente costante, duraturo, da ciò che è variabile, incostante.
Dalle osservazioni che ne fece poté constatare che tutti i caratteri esteriori, tutto ciò che di essa appare all'occhio, è incostante, variabile, e ne trae la conseguenza che l'essenza della pianta non consista in tali proprietà, ma debba ricercarsi più in profondità.
Anche Darwin prese lo spunto da osservazioni simili, e da questa variabilità corroborò i propri dubbi sulla costanza dei caratteri esteriori di genere e di specie. Però i due scienziati pervennero a risultati del tutto diversi. Mentre Darwin considera esaurita l'essenza dell'organismo nelle proprietà suddette e ne deduce che non vi sia nulla di costante nella vita delle piante, Goethe si spinge più a fondo e conclude: se quelle proprietà non sono costanti, allora l'elemento costante va cercato in qualcosa di differente, che sta alla base di quelle esteriorità variabili. GOETHE SI PONE LA META DI SVILUPPARE L'ELEMENTO COSTANTE, MENTRE DARWIN SI SFORZA DI INDAGARE NEI PARTICOLARI LE CAUSE DI QUELLA VARIABILITA'.
La concezione goethiana è molto più ampia e comprende due aspetti:
a. la legge che si manifesta nell'organismo, la vita che si svolge da se stessa e possiede la forza e la capacità di svilupparsi (grazie alle possibilità insite in essa) in molteplici forme esteriori.
b. l'azione reciproca tra organismo e natura inorganica nonché tra i vari organismi (adattamento e lotta per l'esistenza).
Darwin svolge solo quest'ultimo aspetto della scienza degli organismi. La teoria darwiniana è quindi lo sviluppo di un solo aspetto delle idee fondamentali di Goethe. Sviluppando solo uno dei lati non si potrà giungere a una teoria completa degli organismi.
Gli organismi si lasciano influenzare dall'ambiente che li circonda, assumono, sotto la sua azione, condizioni diverse, ma lo fanno in modo corrispondente alla loro natura essenziale, a quel quid che ne fa appunto degli organismi. Solo chi è dotato di comprensione per questa essenza degli organismi sarà in grado di comprendere perché essi rispondano a determinati stimoli in un determinato modo e in nessun altro
L'idea della pianta-tipo si delinea sempre più definita e chiara nello spirito di Goethe. 27 settembre 1786, nel giardino botanico di Padova gli “si venne facendo sempre più vivo il pensiero che forse tutte le forme vegetali si potessero sviluppare da una sola”. Il 19 febbraio 1787, essendo a Roma, scrive di trovarsi in procinto di “scoprire alcune nuove e belle vie per le quali la natura compie il prodigio, così insignificante in apparenza, di sviluppare il molteplice dal semplice”. Il 17 aprile 1787, da Palermo, scrive ancora della pianta tipo: “Essa deve pur esistere; come potrei altrimenti riconoscere che questa o quella formazione è una pianta, se non fossero tutte formate secondo un solo modello?”
Egli intende parlare del complesso di leggi formative che organizza la pianta e ne fa ciò che essa è; ciò per cui, di fronte ad un determinato oggetto di natura, ci rendiamo conto che si tratta di una pianta; ecco che cos'è la pianta-tipo. E' un quid ideale, afferrabile solamente con il pensiero, che acquista una certa forma, grandezza, colore, numero di organi, ecc. QUESTA FIGURA ESTERIORE NON E' NULLA DI FISSO, AL CONTRARIO PUO' SUBIRE INNUMEREVOLI MODIFICAZIONI TUTTE CONFORMI A QUEL COMPLESSI DI LEGGI FORMATIVE, TUTTE DERIVANTI DA ESSO CON NECESSITA'. Questo quid è posto dalla natura a fondamento di ogni singolo individuo vegetale. Il 17 maggio 1787 scrive a Herder: “Debbo confidarti che sono vicinissimo al mistero della generazione dei vegetali e che si tratta della cosa più semplice che si possa pensare....Con il mio modello si possono inventare piante all'infinito e piante coerenti che, se anche non esistono, potrebbero però esistere, e non sono ombre o fantasmi poetici, ma hanno, al contrario, una loro intima verità e necessità. La stessa legge potrà venir estesa a tutti i viventi”.
Qui si può scorgere la profonda differenza tra la concezione di Darwin e quella di Goethe. Per il primo gli influssi esterni agiscono sulla natura di un organismo come cause meccaniche e come tali lo modificano. Per Goethe invece le singole modificazioni sono l'estrinsecazione dell'organismo primordiale il quale ha in sé la capacità di assumere molteplici aspetti e assume quello più appropriato alle condizioni ambientali. Queste condizioni ambientali sono soltanto l'occasione perché le forze formative intrinseche si manifestino in modo particolare, e solamente queste ultime sono l'elemento creativo della pianta. Ecco perché Goethe, il 6 settembre 1787, lo chiama έν και παν (uno e tutto) .
Allora possiamo rilevare quanto segue: il vivente è tutto in sé conchiuso e deriva da se stesso i propri modi di esistere. Tanto nella connessione spaziale degli organi, che nella successione temporale degli stadi di un essere vivente, esiste un gioco di rapporti che non è determinato da un nesso meccanico-causale tra uno stadio precedente e quello successivo, ma è dominato da un principio superiore che si eleva al di sopra degli organi e degli stadi. In un organismo vivente si ha sviluppo di un elemento dall'altro, trapassi dei vari stadi l'uno nell'altro in un continuo divenire. In una pianta questo si manifesta nel fatto che tutti gli organi sono costruiti secondo le stessa forma fondamentale. Il 17 maggio 1787 Goethe scrive “In quell'organo della pianta che siamo soliti chiamare foglia si nasconde il vero Proteo, capace di celarsi e di manifestarsi in tutte le apparenze; in qualsiasi direzione si consideri la pianta, essa è sempre e solamente foglia”.
La pianta è dunque un essere che sviluppa in tempi successivi una serie di organi tutti collegati tra loro e con l'intero organismo da un'unica e identica idea formativa. Ogni pianta è un insieme armonico di piante.
Una volta raggiunta la chiarezza su questa idea, a Goethe non rimaneva altro da fare se non le singole osservazioni atte a dimostrare partitamente i diversi stadi evolutivi che la pianta esprime dal proprio seno. Di questo Goethe aveva già gettato le basi con lo studio dei semi fin dalla primavera del 1785, trovando il punto nel quale è situato il germe del processo. Studiando in particolare il finocchio fresco egli scoprì la differenza tra le foglie inferiori e quelle superiori che pure erano sempre lo stesso organo. Restava da fare il passo per poter considerare come foglie metamorfosate anche i petali, gli stami e i pistilli. A ciò lo aiutarono gli studi del botanico inglese Hill, che in quegli anni acquistarono notorietà.
Il seme è allora il punto nel quale la pianta è contratta (concentrata) al massimo. Con le foglie si ha il primo sviluppo, il primo espandersi delle forze formative. Ciò che nel seme è concentrato in un punto, si espande spazialmente nelle foglie. Nel calice le forze si contraggono di nuovo verso un punto assiale. La corolla è il risultato dell'espansione successiva, gli stami e il pistillo sono l'ulteriore concentrazione, mentre il frutto è l'ultima (terza) espansione, prima della nuova concentrazione nel seme. In esso tutta la forza vitale della pianta (questo principio di entelechia) si cela nuovamente nella sua massima contrazione.
Non è facile, negli studi di Goethe, seguire la nascita del concetto di espansione e contrazione. Poiché esso è derivato dal maggiore o minore sviluppo spaziale e quindi risiede in ciò che della pianta si offre direttamente all'occhio. Forse egli si avvalse in più occasioni di disegni che eseguiva delle piante poiché non aveva altri mezzi di conservazione di quelle forme.
La forma per Goethe è dunque qualcosa di elementare, di costruttivo, che va considerata come esistente unitariamente anche nella sua frammentarietà, qualcosa che può dar vita ad altre forme simili o diverse, più complesse, più articolate ma sempre fornite di uguale unità organica e strutturale.
La distinzione tra esperienza fenomenica e idea, la soggettività dell’esperienza di fronte all’oggettività del mondo esterno, trovano in Goethe un avversario. Per lui la realtà, nella sua apparenza fenomenica, acquista importanza e valore “cosmici”; per questo dalle singole osservazioni parziali egli deriva le leggi fondamentali risalendo dal fenomeno al fenomeno primordiale (Urphaenomen), come dalla pianta risalirà alla pianta primordiale (Urpflanze).
La metamorfosi si può considerare come il passaggio da una forma all’altra, che ha con la prima un rapporto di interdipendenza, per cui non è possibile considerare la risultante del processo metamorfico, se non come derivata della forma primitiva. Tuttavia la nuova forma, una volta raggiunta la compiutezza, diventerà a sua volta una Urform per una successiva forma a venire. Nel concetto di metamorfosi è implicito un carattere di miglioramento; il processo formativo, in altre parole, è il tendere d’una forma verso la condizione di “migliore forma”.
In ogni suo esperimento Goethe ha fatto vibrare la sua concezione “vitalista” della natura insieme ad un insistito richiamo al processo formativo nella natura e nell’arte, in maniera che l’uomo ed ogni suo organo non siano mai considerati alla stregua di apparecchiature meccaniche, ma sempre in relazione alla spiritualità della loro funzione.
.
Dall’arte alla scienza
Nella nostra epoca si ritiene di dover tracciare una linea netta tra l’arte e la scienza. Questa deve darci un’immagine obbiettiva del mondo, attenersi puramente al dato, rinunciare a qualunque arbitrio soggettivo, prendere la misura del vero e del falso esclusivamente dagli oggetti dell’esperienza. Tutt’altro si richiede all’arte. Ad essa da legge la forza auto creatrice dello spirito umano; l’arte cresce nel campo della soggettività geniale, le sue creature sono formazioni della fantasia umana e non riflessi del mondo esteriore. Fuori di noi, nell’esistenza oggettiva, sta l’origine delle leggi scientifiche, dentro di noi, nella nostra individualità, quella delle leggi estetiche. Queste ultime non hanno alcun valore conoscitivo, generano illusioni senza alcun fattore di realtà. Con queste idee non si arriverà mai alla chiarezza sul rapporto tra l’arte goethiana e la scienza goethiana e si fraintenderanno entrambe.
L’IMPORTANZA STORICA UNIVERSALE DI GOETHE STA NEL FATTO CHE L’ARTE SCATURISCE DALLA FONTE PRIMORDIALE DELL’ESSERE E NON PORTA IN SE’ NULLA DI ILLUSORIO, DI SOGGETTIVO, MA APPARE COME RIVELATRICE DI QUELLE LEGGI CHE, NELLE PROFONDITA’ DELL’OPERARE DELLA NATURA, IL POETA HA RACCOLTO DALLO SPIRITO UNIVERSALE. L’arte diviene interprete dei misteri dell’universo, come lo è per altri versi la scienza.
Goethe ha sempre inteso l’arte così. Essa era una delle rivelazioni della legge primordiale del mondo, la scienza era l’altra. Arte e scienza scaturivano da un’unica fonte. Mentre lo scienziato si immerge nella realtà per esprimerne in forma di idee le forze propulsive, l’artista cerca di plasmare la propria materia secondo quelle stesse forze. “Nelle opere dell’uomo, come in quelle della natura sono degne di considerazione soprattutto le intenzioni”. Con queste parole egli cerca dovunque, non solo ciò che si offre ai sensi esteriori, ma la tendenza grazie alla quale le cose sono divenute. AFFERRARE SCIENTIFICAMENTE TALE TENDENZA E CONFIGURARLA ARTISTICAMENTE E’ LA SUA MISSIONE.
Così l’arte gli appare oggettiva al pari della scienza, solo la forma ne è diversa. Gli ripugna ogni opinione che assegni all’arte o al bello una posizione isolata, fuori dell’immagine complessiva dell’evoluzione umana. L’arte si fonda dunque sulla conoscenza: questa ha il compito di ricreare nel pensiero l’ordinamento sul quale il mondo è costruito, quella deve configurare nel particolare l’idea di tale ordinamento complessivo del mondo. Quanto l’artista raggiunge riguardo alle leggi ordinatrici, lo pone nella sua opera. PERCIO’ ESSA APPARE COME UN UNIVERSO IN PICCOLO. Qui sta la ragione per cui la tendenza artistica di Goethe deve completarsi con la scienza. Goethe non voleva né scienza, né arte di per sé: voleva l’IDEA, e la enuncia a seconda dell’aspetto in cui essa gli si presenta in quel momento. Egli cerca di allearsi con lo Spirito Universale e di rivelarci il suo operare, e lo fa per mezzo dell’arte o per mezzo della scienza. Non vuole uno sforzo unilateralmente artistico o scientifico, vuole contemplare “ogni energia creatrice e ogni seme”.
Egli comunque non è un poeta filosofo: poiché i suoi poemi non prendono mai la via del pensiero per giungere alla forma sensibile, bensì fluiscono in modo immediato dalla sorgente di ogni divenire. Cionondimeno neppure le sue indagini sono pervase di fantasia poetica: poiché si fondono direttamente sulla percezione delle idee e quindi si basano su un pensiero di carattere puramente scientifico.
.
Fonti:
.
Dalla Teoria dei colori - Estratto dall'opera di Goethe a cura di Giuseppina Quattrocchi - Demetra editrice
.
Le opere scientifiche di Goethe - Rudolf Steiner - Fratelli Melita editori
.
Gli scritti scientifici vol. I - Wolfgang Goethe - Introduzione di Gillo Dorfles - Capitello del Sole editrice

sabato 8 novembre 2008

L'antroposofia è una via della conoscenza

L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. Sorge nell'uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l'antroposofia solo chi trova in essa quel che deve cercare per una sua esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull'essere dell'uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete.
(Rudolf Steiner - "Massime antroposofiche", massima n.1)
.

domenica 2 novembre 2008

Appuntamenti mese di novembre

Martedì 4 novembre ore 17 - gruppo pedagogia
Martedì 11 novembre ore 17 - gruppo filosofia
Mercoledì 12 novembre ore 17 - Comitato direttivo
Sabato 15 novembre ore 10 - terzo incontro di pittura
Martedì 18 novembre ore 17 - gruppo pedagogia (all'incontro parteciperà il dott. Vittorio Aloisio)
Martedì 25 novembre ore 17 -gruppo filosofia
Venerdì 28 novembre - conferenza "La scienza organica di Goethe"
(vedi dettagli nel programma di attività 2008-2009 e in quello di pittura - pubblicati in agosto 2008)
.

sabato 1 novembre 2008

Biografia di Johann Wolfgang Goethe

In preparazione della conferenza-incontro del prossimo 28 novembre (vedi in programma di attività - agosto 2008 e in appuntamenti del mese di novembre), pubblichiamo delle note biografiche su Goethe, sperando che esse aiutino a collocare meglio quanto verrà in seguito esposto.
.
Johann Wolfgang Goethe

(Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 - Weimar, 22 marzo 1832)

Johann Wolfang Goethe nasce il 28 agosto 1749 a Francoforte sul Meno da una benestante famiglia borghese. Il padre, Johann Kaspar, uomo rigido e pedante, è consigliere imperiale, ma non ha accesso alle cariche pubbliche e questo gli lascia un ampio margine di tempo da dedicare alla amministrazione dei suoi beni e alla educazione dei suoi due figli Wolfang e Cornelia. La madre, Katharina Elisabeth, nata Textor, molto più giovane del marito, è una donna intelligente e vivace e discende da nobile famiglia. La casa natale si trova sull’Hirschgraben: ne troviamo descritti ambienti e ammodernamenti graduali in Poesia e Verità, dove emerge anche in modo accurato la Francoforte di allora, città imperiale dai floridi traffici e compiaciuta della propria autonomia.
La sua infanzia fu serena, disciplinata e ricca di studio. Il padre gli fece studiare il disegno, la musica, l'equitazione, la scherma, il tedesco alla perfezione, le lingue antiche e moderne ( greco, latino, ebraico, italiano, francese, inglese). Questo periodo felice e spensierato si concluse quando, a quindici anni, il giovane Goethe si vide ingiustamente processato per truffa. La crisi morale che ne derivò portò il ragazzo a scrivere versi sarcastici ed a distruggere parecchi manoscritti per manifestare la propria ribellione.
.
Il giovane emigra nel 1765 a Lipsia, città lambita dall’influenza della cultura francese di cui lui era già imbevuto, anche se in seguito la ridimensionerà a vantaggio di altre letture (la Bibbia, Omero, Tasso) e la trascurerà per approfondire la lingua inglese, italiana e persino ebraica. Studioso e impegnato (frequentava anche i corsi di giurisprudenza all'Università della città), dunque, ma non per questo alieno dal gusto della vita o dalla gioia della gioventù e della bellezza. Anzi possiamo dire che proprio a Lipsia, dove si era recato per studiare, approfondisce soprattutto la vita, intesa nella sua accezione più ampia e variegata. Qui il giovane si inserì senza difficoltà nella frivola vita di società, così diversa dalla società conservatrice e patriarcale di Francoforte. La produzione di questo periodo comprende opere convenzionali, formalmente virtuose, ma anche sinceri e dolorosi sfoghi, rivelatori dell'insoddisfazione di fondo che caratterizzò tutto il periodo lipsiese.
Egli scrisse i Neue Lieder (Nuove Canzoni), il Buch Annette (Libro per Annette), e le commedie Die Laune des Verliebten (I capricci dell'innamorato) e Die Mitschuldigen (I correi). Qui, tormentato dall'amore per Kaethchen Schoenkopf e deluso dal mondo accademico, Goethe si ammalò gravemente, e nel 1768 decise di tornarsene a casa. A Francoforte e vive una profonda crisi spirituale, sollecitata dalla frequentazione con Susanna Katharina von Klettemberg di cui sono testimonianza e viva espressione le Confessioni di un’anima bella.
.
Nel 1770 si trasferì a Starsburgo, dove completò gli studi di giurisprudenza. Guarito e rinnovato nel fisico e nello spirito, manifestò in ogni campo la sua appassionata voglia di vivere, con lunghe passeggiate a piedi ed a cavallo, cordiali relazioni con tutti ed affettuosi sentimenti nei rapporti umani. Le nuove conoscenze lo attraggono come una calamita e non solo creature femminili, ma anche compagni di studio, scrittori esuberanti come Lenz, L. Wagner, Lavater, Jung. Mostra una chiara attrazione per ogni forte personalità e tra queste primeggia Herder, filosofo, teologo, che appare ai suoi occhi assetati di genialità come il profeta di quel fenomeno particolarissimo che era lo Sturm und Drang ("Tempesta e Impeto"), che sottolineava il passaggio dal soggettivismo lirico all’individualismo titanico. Herder lo portò a sottrarsi all'influenza del classicismo francese, ligio alla concezione aristotelica dell'unità di tempo, di luogo e di azione, cui doveva attenersi la tragedia, e lo introdusse all'opera di Shakespeare, in cui proprio il mancato rispetto delle tradizionali unità contribuisce all'intensità drammatica. Herder, inoltre, indusse Goethe ad approfondire il significato della poesia popolare tedesca e delle forme dell'architettura gotica quali fonti di ispirazione letteraria. Gli insegnamenti di Herder si tradussero nella tragedia Goetz di Berlichingen (1773), che Goethe scrisse a Francoforte, dove era tornato una volta conclusi gli studi giuridici. L'opera, che prende a modello Shakespeare, ha come protagonista un cavaliere del Cinquecento, in rivolta contro l'autorità dell'imperatore e della Chiesa, e anticipa proprio i fremiti libertari che sarebbero stati l'anima del movimento Sturm und Drang, antesignano del romanticismo tedesco.
Non solo Goetz, ma anche la prima stesura del Faust, i frammenti del Prometeo, e il suo primo romanzo, I dolori del giovane Werther, risentono fortemente di questo influsso. E la novità è soprattutto la lingua che, dirozzando il barbaro tedeschismo dei secoli precedenti, contribuisce a europeizzare la letteratura tedesca. In quegli anni imparò a vedere il mondo come un'immensa totalità in cui il fisico e lo spirituale erano indistinguibili. Nel 1771 si stabilì a Francoforte in qualità di avvocato
.
Frutto dei lunghi colloqui con Johann Gottfried Herder, fu l'opera meditata e programmatica di quel particolare periodo. Scrisse, infatti, due saggi sull'architettura tedesca Von deutscher Baukunst, e Zum Shakespeare-Tag in omaggio a William Shakespeare. Nell'apparente disordine dell'architettura gotica e dei drammi dello scrittore inglese, Goethe trovò quell'unità tipica del genio e della natura, entrambi fedeli a leggi proprie.
Nelle opere letterarie del quinquennio iniziato a Strasburgo e conclusosi con la partenza per Weimar, Goethe raggiunse una sbalorditiva padronanza della forma e diresse i suoi sforzi verso una totale spiritualizzazione della natura, risultato ottenuto splendidamente nel Canto di Maometto (Mahomets Gesang). Scrisse anche alcune commedie e farse denotanti il gusto per il quadro pittoresco e la lingua parlata dal popolo (Il satiro, La fiera di Plundersweiler, ed altre).
Questo periodo geniale portò anche alla composizione delle scene del Faust (Urfaust, ad indicare il nucleo più antico di quest'opera). L'Urfaust racchiude le parti poeticamente più alte, originali e potenti, i brani lirici più belli come le canzoni di Gretchen. Nel 1772 tornò a Francoforte. In quegli anni strinse amicizia anche con Friedrich Heinrich Jacobi ed i fratelli Stolberg, indi, nel 1774, si fidanzò con Lili Schönemann.
In quell'anno apparve Die Leiden des jungen Werthers (I dolori del giovane Werther). Il successo del romanzo derivò dall'immedesimazione della sua generazione nel protagonista e dal riconoscimento dei diritti del cuore contro le leggi dell'etica e della società. Il romanzo con la sua potente carica emotiva fu fondamentale per la comprensione della personalità del sommo poeta. Dopo la pubblicazione del Werther, per Goethe fu l'apoteosi e divenne l'indiscusso capogruppo della nuova poesia del celeberrimo Sturm und Drang. Mai come in quel momento fu così vicino alla felicità, anche in campo sentimentale. Nonostante tutto ciò, la prospettiva di una vita matrimoniale con Lili nel frivolo, ricco e convenzionale ambiente della sua famiglia gli sembrò una schiavitù per il suo spirito in continuo movimento. Nelle poesie a Lili Sul lago (Auf dem See), si poté già trovare il travaglio che accompagnò la nascita di una nuova personalità.
.
Il 7 novembre 1775 Goethe venne chiamato a Weimar come precettore di Carlo Augusto, duca di Saxe-Weimar. Essendo Weimar una cittadina di seimila abitanti, dominata da una Corte piccola sì, ma ambiziosa, l’amicizia del Duca, unita al fascino che già comincia a emanare dalla sua persona, lo aiuta a superare ogni ostacolo e a salire lungo un percorso interessante: prima membro del Consiglio segreto, poi Consigliere segreto e quindi Ministro. Sullo sfondo di questa piccola corte di poeti che ambiva ad elevarsi, i rapporti costruiti e soprattutto, dal 1776 al 1778, quello con la signora Charlotte von Stein (che ha ispirato a Mann il celebre romanzo Carlotta a Weimar, nel quale Goethe viene definito come «una candela che consuma il suo corpo per fare luce») si stagliano nitidi, e le 1500 lettere indirizzate alla donna rivelano chiaramente la consapevolezza che i personaggi di Weimar avevano della propria funzione. Charlotte von Stein si impegnò ad educarlo ai compiti che lo avrebbero atteso come precettore e poi come consigliere del duca.
I primi dieci anni trascorsi a Weimar, caratterizzati da una certa povertà nella produzione poetica, vedono continuare la sua lenta trasformazione, già iniziata a Francoforte. In quegli anni vi furono opere ancora improntate dalla sua poesia precedente, quali per esempio I canti di Mignon inclusi nel Meister, le due ballate Il pescatore (Der Fischer) ed Il re degli elfi (Erlkönig), e lo stupendo Canto notturno del viandante (Wanderers Nachtlied) poesia nella quale l'anima del poeta lentamente si sostituiva al cuore capriccioso che aveva dominato la produzione precedente.
La ricerca della verità ultima dell'anima dominò altre composizioni; scrisse infatti il Canto degli spiriti sopra le acque (Gesang der Geister über dem Wasser), i Limiti dell'umano (Grenzen der Menschheit) ed Il divino (Das Göttliche). In quel periodo (dal 1777 al 1785) Goethe compose anche il romanzo La missione teatrale di Guglielmo Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung) ed il dramma, del 1779, Ifigenia in Tauride (Iphigenie auf Tauris). Quegli anni, inoltre, lo videro impegnato su diversi fronti come consigliere ministeriale per gli affari militari, per la viabilità, per le miniere e la pubblica amministrazione.
Fu anche sovrintendente ai musei, e nel 1782 venne insignito del titolo nobiliare. Ma ben presto anche Weimar gli diviene stretta: il suo mestiere di cittadino del mondo doveva identificarsi sempre con quello di poeta e, ripercorrendo la sua storia nei capitoli della Vocazione teatrale di Guglielmo Meister, egli si rende conto che lo iato tra l’uomo e l’artista era sempre ancora marcato. Nasce così l’idea di un viaggio in Italia, nato non tanto dal bisogno di un esteriore omaggio alla classicità (che per lui era la fusione tra natura e cultura), quanto da quell’immagine che lui perseguiva e che avrebbe rintracciato nella grecità e nella “naturalezza” italiana. Nel 1786, all'insaputa di tutti, fugge in Italia.
.
Arriva a Roma il 29 ottobre. Abita nel Corso in una modesta pensione e rinasce in lui la volontà di fare poesia, che a Weimar aveva cominciato a ristagnare. Riprende anche a disegnare. Va a Napoli. Sale sul Vesuvio. Con il pittore Kniep s’imbarca per Palermo.
Egli «muove alla ricerca di una Italia metastorica, di minerali e di strati geologici da classificare e di opere d’arte da studiare, ricerca fra le colonne rivestite di verde le vestigia più intatte di una civiltà eccelsa e quindi non si propone come meta primaria lo studio delle condizioni socio-politiche (…). Questa priorità di interessi non esclude la sensibilità per i caratteri e i costumi degli italiani, che non sono idealizzati secondo il posteriore cliché inaugurato dai romantici, ma osservati con un senso acuto per la realtà della loro natura» (Roberto Fertonani in Premessa a Viaggio In Italia di Goethe). Ecco l’indifferenza di Goethe per la situazione politica italiana divisa in staterelli destinati a essere presto cancellati da Napoleone. Oppure la parzialità di questo strano viaggiatore che si ferma sì e no tre ore a Firenze e a Roma non si cura dei mosaici di S. Maria in Trastevere e a Palermo non degna le splendide cattedrali arabo-normanne. La sua estetica si riassume nel binomio «nobile semplicità e tranquilla grandezza» e, coerentemente con la mentalità settecentesca, alla quale era stato educato, condivide il nuovo metodo storico basato sulla successione degli stili, e la convinzione che l’arte sia soltanto una parte di un programma fissato in anticipo: le altre sono l’osservazione scientifica e di costume. Da sottolineare che fra il reale viaggio in Italia e l’opera Viaggio in Italia passano quasi trent’anni e Goethe ha avuto tutto il tempo di filtrare la sua esperienza, di vagliarla, di tradurla da emozione e studio a nostalgia e riflessione. Un aspetto interessante del libro è l’attenzione per la mineralogia e per la botanica. Sul greto del fiume Oreto in Sicilia si china a raccogliere frammenti di diaspri, agate, scisti argillosi che dovranno arricchire la sua collezione a Weimar.
I due anni in Italia furono di piena felicità, nel duplice appagamento dei sensi e dello spirito, grazie all'amore ed all'incanto della civiltà antica. Il paesaggio, l'arte ed il carattere del popolo italiano incarnarono il suo ideale di fusione di spirito e sensi. Qui egli riuscì a dare la forma definitiva all'Ifigenia in Tauride, che scritta in prosa, trovò il suo compimento nel Blankvers o pentapodia giambica.
Ifigenia venne giudicata il vangelo del moderno umanesimo. Questo dramma, come tutti i drammi di Goethe, fu una tragedia solo in potenza, infatti Ifigenia avrebbe salvato il fratello dalla follia e Toante dall'ingiustizia, ma soprattutto, grazie alla propria forza morale, avrebbe trionfato sul destino e mantenuto la propria libertà. Un altro esempio di questo peculiare intendere il dramma, fu ilTorquato Tasso, altra opera portata a termine in Italia, nel quale lo scrittore tedesco celebrò nel poeta italiano il proprio demone giovanile.
.
Il suo viaggio termina nel 1788. Tornerà ancora brevemente a Venezia nel 1790 e poi ancora definitivamente nella sua Weimar dove, separatosi da Charlotte, inizierà la sua vita con Cristiane Vulpius, una modesta fioraia, che in seguito sposò. Si dedica con nuova lena ai lavori scientifici (ottica, botanica, geologia, anatomia) e letterari, ma il lavoro creativo non ha più il ritmo di un tempo (stende il Reineke Fuchs, il Gran-Copta e rifà il Meister). Di fronte ai grandiosi rivolgimenti della Francia, rimane non estraneo, ma certo sconcertato. Non è affatto convinto che la migliore Costituzione di questo mondo o la più radicale rivoluzione possano portare vantaggi all’umanità, se si prescinde dall’educazione dell’individuo, suo costante punto di riferimento mentale e letterario.
Il ritorno a Weimar nel 1788 ebbe una fredda accoglienza. La pubblicazione delle Elegie romane (Roemische Elegien), racconto del periodo italiano, suscitò indignazione, come anche la sua relazione con Christiane Vulpius.
Fu l'amicizia con Friedrich von Schiller a riavvicinare Goethe alla letteratura e dalla loro collaborazione, durata dal 1794 alla morte di Schiller nel 1805, scaturirono numerose composizioni liriche ed epiche. In accordo con Schiller decide di dedicare tutte le sue energie alla Musa della Poesia e a tutto ciò che può giovare all’uomo, distraendolo dal contingente. È la sua nuova stagione creativa: la stesura definitiva de Gli anni di noviziato di Guglielmo Meister in cui si rappresentano i vari stadi della formazione spirituale di un giovane (un Bildungsroman, alias "romanzo di formazione"); il poemetto Hermann und Dorothea; la ripresa del Faust. È proprio qui, nel Faust, che ritroviamo sintetizzato tutto il percorso umano e culturale di Goethe. Un personaggio, Faust, che pur se ideologicamente superato, rimane colui che esprime non solo la tragedia del secolo, la crisi dell’Illuminismo, ma tutta la smania della giovinezza. Goethe non è solo Faust, è anche Mefistofele, una figura forse ancora più intensamente autobiografica dell’altra, perché sempre dalla parte della saggezza e della ragione, scettico di fronte al demoniaco Faust come di fronte a qualunque irrazionalismo che travolga l’uomo, sottraendolo alla provincia pedagogica, a un’umanità ottimista e operosa, che vede la morte come naturale conclusione della vita.
Il 2 ottobre 1808, a Erfurt, si smuove dal suo scettico conservatorismo e viene ricevuto da Napoleone; il 6 avviene il secondo incontro e Napoleone lo invita a scrivere una tragedia su Cesare; il 14 viene insignito della Legion d’Onore. Segno, questo, del suo noto ossequio all’ordine, all’Autorità, oltre che un atto di ammirazione per un uomo che egli aveva sempre concepito come un “fenomeno naturale”. Ma da tempo guarda con scetticismo non solo alla politica, ma anche alle nuove forme letterarie. E quando Schlegel e i romantici esaltano il Meister, quando i salotti ebrei di Berlino antepongono lui a Schiller, egli lascia fare: Romanticismo e Neoclassicismo, dirà poi, sono solo due modi differenti di un’unica salutare reazione.
Con lo stesso scetticismo guarda alla involuzione nazionalistica; per lui «la patria è ovunque e in ogni luogo». Non ama più le tinte forti, le personalità troppo pronunciate e di spicco: tende al poliedrico, allo sfumato. Ne è espressione il romanzo Le affinità elettive, un romanzo per pochi, una musica da camera. Anche le donne di Goethe seguono il rinnovarsi delle poetiche: ora è la volta di Marianne von Willemer (lei trentenne, lui sessantacinquenne), figlia d’arte, austriaca, ispiratrice delle bellissime poesie contenute nel Divano Occidentale e Orientale.
.
Anno 1819. Schiller è morto nel lontano 1805, la moglie Cristiane nel 1816. Il suo ora è un ideale privato: una casa sempre aperta, dove si possa leggere giorno e notte, far musica, ricevere ospiti. Questo non significa che egli abbia chiuso gli occhi di fronte ai mutamenti del mondo moderno. Basterebbero gli Anni di vagabondaggio di Guglielmo Meister o alcuni spunti premonitori della seconda parte del Faust per farci capire quanta attenzione ancora rivolge all’uomo.
Ormai, come già detto, Goethe a Weimar è la meta di pellegrinaggi di numerose persone che guardano a lui come al simbolo vivente di una coscienza europea che si va spegnendo. Eppure lui è ancora vitale, individualismo sfrenato a sprazzi, desiderio di seduzione per la diciannovenne Ulrike von Levetzow. Dal 1823 prepara la grande edizione delle Opere che cede all’editore Cotta per la notevole spesa di 100.000 talleri. Nel 1827 la morte del figlio August è l’ultimo grave colpo che l’ottantenne sopporta ed egli vuole e deve saperlo sepolto là, presso la piramide di Cestio a Roma, dove egli stesso si era augurato di riposare.
.
Muore a Weimar il 22 marzo 1832. Resta la statura morale e intellettuale di un genio, di un grande, di un pagano cristiano, di un cristiano illuminista, di un illuminista romantico, di un filosofo, di un poeta, di un cittadino del mondo. Valgano le parole di Mann: «Goethe nella sua coscienza era umanista e cosmopolita; era, ad onta della sua olimpica divinità, un cristiano spirituale. Con tutta la sua avversione per la “Croce” Goethe ha pur espresso più volte e in maniera significativa il suo rispetto e il suo omaggio per l’idea cristiana.

Arte: lavori di Luciana Marrucci
















sabato 18 ottobre 2008

Pittura sociale

La mattina di sabato 18 ottobre, dalle 9 alle 13, presso la biblioteca comunale delle Oblate a Firenze, si è tenuto un incontro seminariale dal titolo "Malattia e guarigione come occasione di incontro umano". L'iniziativa si inseriva nel più ampio programma di formazione in terapia artistica antroposofica "L'arte che cura" dell'Associazione fiorentina "Scuola di Luca", ed ha visto la collaborazione della Consulta della Salute Mentale del Comune di Firenze. Sabato mattina l'ordinario lavoro dei corsisti ha avuto questa parentesi seminariale aperta al pubblico.

Dopo una conferenza introduttiva del dottor Carmelo Samonà, si sono formati due gruppi di lavoro: il primo ha condotto un'esperienza di pittura sociale, mentre l'altro ha incontrato la possibilità di uso sociale-terapeutico della fotografia.

Due testimonianze (dalle isole Canarie e dall'India) hanno concluso la mattinata insieme alla presentazione dei lavori di pittura.

Il lavoro di pittura sociale consisteva nella creazione di lavori da parte di diversi gruppi formati ciascuno da sei persone. A turno, e usando un solo colore per volta, i vari membri del gruppo integravano e arricchivano il lavoro di chi li aveva preceduti cercando di dare origine ad un insieme armonico. Il tutto senza scambio colloquiale, in perfetto silenzio, facendo nascere gli stimoli solo dalla sensibilità artistica di ognuno.

Alcuni nostri soci hanno partecipato a questa esperienza e qui di seguito si possono vedere i loro lavori, nati appunto dall'esperienza comune con altre persone provenienti da diverse città toscane e emiliane.
.
.

.

sabato 4 ottobre 2008

Il perfezionamento morale

E' necessario però, prima di procedere innanzi (nel suo cammino spirituale N.d.R.), che egli (l'uomo N.d.R.) lavori con speciale severità alla purificazione del suo carattere morale. Egli deve allontanare da sè l'idea di applicare le cognizioni a quel modo acquistate a proprio vantaggio personale; deve prendere la ferma risoluzione di non servirsi mai a fin di male della forza che potrebbe acquistare sui propri simili. Chiunque cerchi quindi di penetrare per visione diretta nei segreti della natura umana, deve seguire l'aurea regola della vera scienza occulta: "Per ogni passo innanzi che cerchi di fare nella conoscenza delle verità occulte, devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene".
(Rudolf Steiner - "L'iniziazione" Controllo di pensieri e sentimenti)
.
Potrebbe nascere facilmente l'opinione che gli esercizi della disciplina spirituale siano qualcosa di esteriore e di indipendente dall'evoluzione morale dell'anima. (...) Non è pensabile un progresso nella disciplina spirituale, se non accompagnato da un progresso morale. (...) Chi dice che la vera disciplina spirituale non è al contempo un'educazione morale, non afferma il vero.
(Rudolf Steiner - "La scienza occulta" cap. V)
.

venerdì 3 ottobre 2008

Appuntamenti mese di ottobre

Martedì 7 ottobre ore 17 - gruppo pedagogia
Sabato 11 ottobre ore 10 - secondo incontro corso di pittura (rinviato a sabato 25 ottobre)
Lunedì 13 ottobre ore 17 - Comitato direttivo
Martedì 14 ottobre ore 17 - gruppo filosofia
Martedì 21 ottobre ore 17 - gruppo pedagogia (il gruppo è anticipato a lunedì 20 0ttobre)
Martedì 28 ottobre ore 17 - gruppo filosofia
(vedi dettagli nel programma di attività 2008-2009 e in quello di pittura - pubblicati in agosto 2008)

sabato 13 settembre 2008

Appuntamenti mese di settembre

Sabato 20 settembre ore 10 - primo incontro corso di pittura
Martedì 23 settembre ore 17 - primo incontro gruppo pedagogia
Lunedì 29 settembre ore 17 - lettura di San Michele
Martedì 30 settembre ore 17 -primo incontro gruppo filosofia
(vedi dettagli nel programma di attività 2008-2009 e in quello di pittura -pubblicati in agosto 2008)

venerdì 12 settembre 2008

Incontro di lettura San Michele




L'immaginazione di Michele
conferenza di Rudolf Steiner - Dornach 5 ottobre 1923
dal ciclo:
L'esperienza del corso dell'anno in quattro immaginazioni cosmiche
Lettura riservata ai soci - 29 settembre 2008 ore 17
presso il Centro Giovani - via della Resistenza a Piombino

Note sul "Calendario dell'anima antroposofico"

LA NASCITA
Nel 1911 Rudolf Steiner ricevette una richiesta di elaborazione di un nuovo calendario alla luce della scienza dello spirito. In base ad essa egli elaborò il “Calendario dell'anima antroposofico” che vide la luce nella primavera del 1912.
Il calendario non fu ripreso negli anni successivi a causa dello scoppio della prima guerra mondiale e della costruzione del Goetheanum, ma Rudolf Steiner gli dava una grande importanza e non mancò mai di presentarlo nelle conferenze che ebbe modo di tenere per tutti gli anni successivi.

LE FORMULE MEDITATIVE
Al calendario erano aggiunte 52 formule meditative, una per ogni settimana, che dovevano servire ad accompagnare il ritmo dell'anima nel corso dell'anno.
Il loro insieme costituisce una grandissima opera d'arte scritta in un linguaggio poetico-cosmico che richiede molto tempo per entrarvi e che ci avvicina ad un'altra forma di conoscenza.

LA DATAZIONE ANNUALE
Ciascuna delle formule meditative deve essere letta a partire dalla domenica fino al sabato successivo. Il primo versetto del calendario, è relativo alla settimana che comincia con la domenica di Pasqua. Ognuno dei 52 versetti (nelle varie edizioni esistenti) porta una datazione, appunto da domenica a sabato, che si riferisce però al primo anno di pubblicazione, il 1912, nel quale la Pasqua venne il 7 aprile. Dovendo rispettare l'inizio del calendario a partire dalla domenica pasquale, ogni anno si deve aggiornare la datazione.
Durante l'anno si hanno quattro momenti cardinali che corrispondono alla Pasqua (versetto 52), al giorno di San Giovanni (12), a quello di San Michele (26) e al Natale (38). Essi cadono ai due solstizi (Natale e San Giovanni) e ai due equinozi (Pasqua e San Michele), e corrispondono a quattro momenti eccezionali della condizione dell'anima.
Nel momento di aggiornare la datazione per l'anno corrente, noteremo che l'articolazione dei versetti durante l'anno deve essere flessibile poiché tre dei momenti cardinali sono fissi, mentre il quarto è mobile (la Pasqua). Essa cade dopo il primo plenilunio susseguente all'equinozio di primavera. Con la Pasqua è mobile anche la Pentecoste che cade 49 giorni (7 settimane) dopo di essa. Dunque si ha nel calendario un blocco mobile che oscilla rispetto agli altri tre momenti, dato che le altre tre feste avvengono a data fissa (San Giovanni-24 giugno, San Michele-29 settembre, Natale-25 dicembre).
Dovremo allora partire, per la datazione corrente, dal primo versetto che andrà dal giorno della domenica di Pasqua al sabato successivo: questa sarà la prima settimana. Poi andremo avanti con le date fino a San Giovanni. In questo momento dovremo porre attenzione.
Dato che San Giovanni cade nella dodicesima settimana, dovremo datare il dodicesimo versetto con la domenica e il sabato tra i quali sta il 24 giugno. Può allora accadere che si debbano meditare due versetti nella settimana precedente Giovanni (esempio 10 e 11) quando la Pasqua viene tardi, oppure di dover leggere il versetto 11 per più di una settimana, quando la Pasqua viene presto, per leggere poi il dodicesimo nella settimana di san Giovanni. Partendo poi con il versetto 13 la domenica dopo San Giovanni, la datazione scorre tranquilla fino alla Pasqua dell'anno dopo (si noterà che spontaneamente il 29 settembre cadrà nella settimana 26 e il 25 dicembre nella settimana 38). Giunti alla settimana che precede la Pasqua potremmo dover fare un nuovo adattamento. Se la Pasqua è precoce può capitare di leggere più di un versetto (ad esempio 51 e 52) nella settimana precedente, oppure di leggere il medesimo versetto 52 per più di una settimana quando la Pasqua viene molto tardi. Questo non porta alcun pregiudizio poichè entro un raggio di tre versetti si trova la stessa atmosfera.
.
IL RITMO DELL'ANNO
L'uomo contemporaneo non si sofferma più a considerare il volgere delle stagioni cogliendone il carattere peculiare e facendo sorgere nell'anima, al contempo i sentimenti corrispondenti. Questo è dovuto ad una certa ricerca dell'isolamento, premessa importante per il sorgere dell'individualità, ma vi ha contribuito anche lo stile di vita materialistico rendendo apparentemente la vita umana indipendente dallo scorrere delle stagioni e indifferente ad esse. Il ritmo dell'anno sembra essere dato piuttosto dagli elementi lavoro-riposo piuttosto che dalla vita della natura o da quella dell'anima.
Oggi però è necessario uscire dall'isolamento interiore e avere un rapporto diverso con il mondo intorno a noi: è necessario guardarsi intorno e partecipare a quanto si vede. E ciò sia verso la natura, i cui ritmi espansivi e contraenti devono entrare nella coscienza umana, sia per l'anima stessa che nella crescita dell'autocoscienza trova impulsi per la vita sociale.
Il Calendario dell'anima di Rudolf Steiner può essere di grande aiuto in tal senso. Seguendo i 52 versetti settimanali possiamo lentamente ritrovare, ristabilire e rinnovare un rapporto con il corso dell'anno ormai perduto. I sentimenti ed i pensieri si pongono in armonia sia col tempo esteriore (atmosferico-tellurico) che con quello interiore che colora vivacemente la nostra vita.
.
L'ESPERIENZA DEL CALENDARIO
Il Calendario si può sperimentare in due modi: il primo è quello che segue la natura nelle sue trasformazioni esteriori, vegetali ed atmosferiche, il secondo cerca di cogliere quanto di spirituale si svolge dietro la veste esteriore della natura stessa.
I due itinerari procedono in senso contrario mantenendosi costantemente in polarità ed equilibrio.
Possiamo partire dal primo movimento che si sposa con quello della natura ed ha un carattere oggettivo, macrocosmico. La natura attraversa ogni anno due polarità. D'inverno, proveniendo dall'autunno, pare che muoia, si addormenti: si chiude in se stessa, è isolata di fronte al cosmo. Percorre lo spazio cosmico come uno scrigno chiuso, serrato, e racchiude dentro di sé i tesori grandissimi di tutti gli esseri viventi che essa contiene e a cui da vita. Il movimento va verso il solstizio d'inverno.
Dalla primavera, invece, muovendo verso il solstizio d'estate, tutta la vita che la Terra contiene si espande, si dilata, si effonde verso le massime ampiezze atmosferiche, come donandosi interamente all'universo, alla luce, al calore, al fulgore del Sole.
I punti intermedi tra questi due momenti polari sono gli equinozi di primavera e di autunno. Questi quattro momenti caratteristici per la vita della Terra, sono un culmine ed una svolta ad un tempo.
La vita della natura esprime tali momenti nelle situazioni che riguardano la vita vegetale e i fenomeni atmosferici, in quanto chiaramente percepibili ai sensi. Questi fenomeni sono osservabili in quanto effetti di cause retrostanti; esse, a loro volta, sono relative ai quattro stati di aggregazione della materia (terra, acqua, aria e fuoco) dietro i quali sono agenti le quattro forze eteriche fondamentali: etere di calore, etere di luce, etere chimico o del suono, etere della vita. Senza queste forze eteriche di natura universale i quattro stati di aggregazione non sarebbero possibili.
Nel fiorire sono attivi soprattutto gli eteri della luce e del calore; grazie al loro potere espansivo, si ampliano rapidamente verso le altezze.
Nell'appassire sono principalmente attivi gli eteri chimico e della vita, dal potere contraente e anche fossilizzante. Tutto, lentamente, si concentra, si contrae, si condensa. I due eteri si ritirano dentro la Terra raggiungendo il massimo di concentrazione al solstizio d'inverno. Formano con la neve, il gelo, il freddo quasi come una pelle intorno alla Terra. Questi sono il prodotto dell'etere chimico, che rimane aderente alla superficie, innalzandosi di poco al di sopra di essa. Si formano le nebbie, fenomeno caratteristico dell'autunno e della primavera, che segnano il passaggio di questo etere dall'interno della superficie terrestre verso l'alto e ritorno. Gli alberi perdono le foglie, lontane dalla superficie, non più alimentate dall'acqua portata verso l'alto dall'etere chimico, e più precisamente dagli esseri elementari che operano in esso. L'acqua continua ad agire invece al livello della supeficie e difatti le erbe ed i cespugli restano verdi.
Anche l'anima umana segue i movimenti decritti, però in due modi diametralmente opposti. Con il primo l'anima entra in relazione con i movimenti esterni, oggettivi, a carattere macrocosmico nel rapporto Terra-Sole; essi vanno considerati e seguiti per cercare di entrarvi in armonia. Con il secondo l'anima segue e sviluppa quanto di spirituale agisce inosservato allo sguardo esteriore. Esso diviene così intima esperienza dell'anima in forma di immagini.
In quanto uomini ci troviamo in una situazione singolare: col corpo fisico ed eterico seguiamo il movimento del trascorrere delle stagioni: una sorta di resurrezione in primavera ed un cedere e morire della natura in autunno; parallelamente, ma in senso contrario, con l'animico-spirituale compiamo l'tinerario opposto: un addormentarsi, un morire, o anche solo sognare in estate, con una coscienza attenuata, e un risveglio autunnale, una sorta di resurrezione, dove l'autocoscienza riacquista i suoi diritti e si afferma sempre più verso il Natale. Là giunti, in mezzo al totale sonno naturale, possiamo sperimentare una sorta di risveglio, una rinascita spirituale. Il pensare, in mano ad una autocoscienza così sveglia, diviene solido, acuto e preciso; inversamente in primavera comincia a divenire debole, impreciso, alquanto instabile.
Noi uomini, in quanto esseri fisici e spirituali al contempo, possiamo sperimentare entrambi i movimenti contemporaneamente e consapevolmente. Il Calendario dell'anima ci aiuta a scorgere più agevolmente questa doppia posizione. Possiamo cioè sperimentare contemporaneamente sia un'estate che un inverno. Seguire le percezioni sensibili e gli stimoli dei sensi corrisponde ad una situazione estiva dell'anima umana, dedicarsi ad una attività interiore di pensiero e applicare la propria volontà corrisponde alla situazione invernale dell'anima.
Possiamo allora individuare due modi di leggere, meditare e sperimentare il Calendario dell'anima:
il primo è quello della vita secondo natura, seguendo il ritmo delle stagioni e appoggiandoci alle percezioni dei sensi (carattere macrocosmico)
il secondo consiste nell'esperienza spirituale che procede in senso opposto alla precedente e permette di compiere esperienze interiori del tutto diverse (carattere microcosmico).
.
VIA DI AUTOCONOSCENZA
Secondo quanto dice il suo autore, il Calendario è una via di autoconoscenza. In questo percorso l'anima ha la possibilità di ritrovarsi e di conoscersi e non già di conoscere il mondo. Durante il corso dell'anno l'esperienza dell'anima ha un aspetto esclusivamente interiore, non legata al tempo, per quanto suggerita da esso.
L'anima vive tra due poli opposti entro i quali si svolge l'esperienza suggerita dal Calendario. “Donarsi al mondo” e “vivere in se stesso” sono questi due poli e il vivere, l'oscillare tra di essi, può avvenire anche in una stessa giornata. Ad esempio mettendosi in riflessione, contemplazione, meditazione o, viceversa, guardare alla bellezza della natura, ad un tramonto, ad un'alba o a un cielo stellato.
Dunque l'esperienza dell'anima è fuori del tempo, è un'esperienza a-temporale.
Le due condizioni animiche, dell' “essere in sé” e dell' “essere fuori si sé”, coinvolgono le tre potenze dell'anima: pensare, sentire e volere. E questo moto pendolare va dal conseguire un forte “sentimento del sé” al rinunciare ad esso ed “effondersi nel cosmo”, dal vivere nella luce e nel calore al vivere nel freddo e nel buio, e tutto questo secondo un ritmo.
I versetti che vanno dal solstizio d'estate a quello d'inverno suggeriscono all'anima un consolidamento del proprio sé, giustificato del resto dal carattere della stagione, che va fino al “sacrificio di sé” della settimana 36.
Si ha poi un prevalere del sentire, del cuore, un risveglio del sentimento d'amore, con un impegno del volere che si amplia sempre di più verso l'equinozio di primavera; viene poi ceduto il passo al pensare-sentire e al loro dilatarsi nel cosmo fino al solstizio d'estate, con il conseguente “donare il proprio sé” all'universo.
Dunque un'esperienza dell'anima che, nel corso dell'anno, vive un ritmo anch'esso espansivo e contraente. Le parole di Rudolf Steiner (La soglia del mondo spirituale – Opera Omnia 17 – nel volume “Sulla via dell'iniziazione” Editrice Antroposofica, Milano 1984 pag. 130) lo sottolineano: “Potersi dedicare alla vita di pensiero è qualcosa che induce ad una profonda calma. L'anima sente che in tale vita, essa può liberarsi da se stessa. Questo sentimento è però altrettanto necessario all'anima, quanto quello opposto, cioè di potersi ritrovare interamente in se stessa. Fra questi due sentimenti oscilla, di necessità, il pendolo di una sana vita dell'anima”.
Ed è proprio tale sana vita dell'anima, dalla quale nasce la salute sociale come frutto di quella individuale, che può costituire l'anelito ad avere un'esperienza sempre più profonda del Calendario dell'anima antroposofico.
.
Edizioni italiane del Calendario dell'anima
1. Editrice Antroposofica - Milano – Traduzione di Silvia Schwarz Colorni
2. Editrice Arcobaleno - Oriago di Mira – Traduzione di Aldo Bargero
3. Editrice Arcobaleno - Traduzione di Claudio Gregorat, in “Commento al Calendario dell'anima di Rudolf Steiner”
4. Editrice Il capitello del sole - Bologna - Traduzione di Kaspar Appenzeller
.
QUESTE NOTE SONO RICAVATE IN PARTE DA UN SEMINARIO TENUTO DA BRIGITTE PETERSEN AL CENTRO ANTROPOSOFICO DI ORIAGO NEL 1994 E IN PARTE DAL VOLUME DI CLAUDIO GREGORAT SOPRA CITATO.

domenica 7 settembre 2008

Anniversario della Scuola Waldorf

Oggi è l'anniversario dell'inaugurazione della prima scuola Waldorf, a Stoccarda, nel 1919.
Con questa esperienza è nata una pedagogia che permette di accogliere le anime dei bambini nel modo a loro più adatto e che riveste una grande importanza anche nello sviluppo dei rapporti sociali e di quelli umani in genere.
Herbert Hann, allievo e stretto collaboratore di Rudolf Steiner in ambito pedagogico, ricorda così quei giorni:

"Scopo di Rudolf Steiner era quello di collegare anche la vita culturale, anche la pedagogia alle energie progressive dell'epoca. Era perciò importante trarle dalla rigidità, dalla staticità e trasferirle alla dinamica di un libero sviluppo spirituale.

Che questo potesse accadere soltanto su basi oggettive del tutto chiare lo dimostrò il grande Corso introduttivo che tenne nei giorni di agosto 1919 al primo corpo insegnante della Libera Scuola Waldorf. In esso fu edificata un'antropologia, in una visione d'insieme dei fenomeni fisici, animici e spirituali che offre ad ogni stadio evolutivo del bambino e del giovane punti di partenza pedagogici del tutto nuovi. Mediante il principio della triarticolazione umana si potè costruire un insegnamento educativo veramente congeniale al bambino (...)

Durante questo corso, tenuto in tre sezioni come "Antropologia generale", "Didattica" e "Conversazioni di tirocinio", regnava un'atmosfera spirituale solenne. Si sperimentava in anticipo (...) un'universalità organica che comprendeva l'intero sapere dell'epoca, in un'epoca di frammentazione del sapere e di mancanza di correlazione tra i suoi campi. (...)

Già alcuni anni dopo, studiando con cura quelle parole udite allora, si poteva notare quanto spaventosamente poco se ne fosse accolto. (...) Tuttavia il puro entusiasmo con cui si acoltava, con cui si partecipava ai seminari di lavoro nel 1919, determinò certamente una parte di quelle meraviglie. Anche in questo caso valeva bene la parola che Rudolf Steiner mi aveva detto al centro della lotta per la realizzazione della triarticolazione sociale: il mondo spirituale accetta l'entusiasmo in sostituzione della maturità.

La Libera Scuola Waldorf si affacciò alla vita il 7 settembre 1919. Anche questa giornata fu solenne dal mattino alla sera. (..) Fece da introduzione il preludio in do-maggiore di J.S. Bach, che il nuovo insegnante di musica Paul Baumann suonò al pianoforte. La signora Marie Steiner recitò, alcuni bambini diedero saggi nel settore della nuova arte dell'euritmia inaugurata da Rudolf Steiner. Ma il punto culminante fu costituito dal discorso di Rudolf Steiner in cui caratterizzò ancora una volta i grandi aspetti sociali tra i quali la pedagogia della Scuola Waldorf faceva ora i primi passi. Presentò come sue fonti la scienza che diviene viva, l'arte che diviene viva, la religione che diviene viva. Con quale facilità queste parole potrebbero essere pronunciate in maniera retorica! Che abbiano fin nei dettagli dell'applicazione pratica un significato concreto-spirituale da prendersi sul serio per la pedagogia della Scuola Waldorf: è quello che conta.

Nel pomeriggio le singole classi furono condotte ai maestri in un'atmosfera lieta e vivace. La sera l'intero collegio docente fu invitato ad una rappresentazione del "Flauto magico" di Mozart. Rudolf Steiner, che sedeva accanto ad Emil Molt, mostrò a questi con benevola attenzione come le maestre e i maestri della nuova Scuola, sedessero ovunque, distribuiti nella sala della Grosses Haus di Stoccarda. La felicità, decisamente la gioia infantile con cui fece ciò prima dell'inizio della rappresentazione, manifestava ancora una volta l'intera delicatezza spirituale di questo grande amico dell'umanità."

da "Abbiamo conosciuto Rudolf Steiner - ricordi dei suoi allievi" Terra biodinamica editrice 1987.