sabato 1 novembre 2008

Biografia di Johann Wolfgang Goethe

In preparazione della conferenza-incontro del prossimo 28 novembre (vedi in programma di attività - agosto 2008 e in appuntamenti del mese di novembre), pubblichiamo delle note biografiche su Goethe, sperando che esse aiutino a collocare meglio quanto verrà in seguito esposto.
.
Johann Wolfgang Goethe

(Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 - Weimar, 22 marzo 1832)

Johann Wolfang Goethe nasce il 28 agosto 1749 a Francoforte sul Meno da una benestante famiglia borghese. Il padre, Johann Kaspar, uomo rigido e pedante, è consigliere imperiale, ma non ha accesso alle cariche pubbliche e questo gli lascia un ampio margine di tempo da dedicare alla amministrazione dei suoi beni e alla educazione dei suoi due figli Wolfang e Cornelia. La madre, Katharina Elisabeth, nata Textor, molto più giovane del marito, è una donna intelligente e vivace e discende da nobile famiglia. La casa natale si trova sull’Hirschgraben: ne troviamo descritti ambienti e ammodernamenti graduali in Poesia e Verità, dove emerge anche in modo accurato la Francoforte di allora, città imperiale dai floridi traffici e compiaciuta della propria autonomia.
La sua infanzia fu serena, disciplinata e ricca di studio. Il padre gli fece studiare il disegno, la musica, l'equitazione, la scherma, il tedesco alla perfezione, le lingue antiche e moderne ( greco, latino, ebraico, italiano, francese, inglese). Questo periodo felice e spensierato si concluse quando, a quindici anni, il giovane Goethe si vide ingiustamente processato per truffa. La crisi morale che ne derivò portò il ragazzo a scrivere versi sarcastici ed a distruggere parecchi manoscritti per manifestare la propria ribellione.
.
Il giovane emigra nel 1765 a Lipsia, città lambita dall’influenza della cultura francese di cui lui era già imbevuto, anche se in seguito la ridimensionerà a vantaggio di altre letture (la Bibbia, Omero, Tasso) e la trascurerà per approfondire la lingua inglese, italiana e persino ebraica. Studioso e impegnato (frequentava anche i corsi di giurisprudenza all'Università della città), dunque, ma non per questo alieno dal gusto della vita o dalla gioia della gioventù e della bellezza. Anzi possiamo dire che proprio a Lipsia, dove si era recato per studiare, approfondisce soprattutto la vita, intesa nella sua accezione più ampia e variegata. Qui il giovane si inserì senza difficoltà nella frivola vita di società, così diversa dalla società conservatrice e patriarcale di Francoforte. La produzione di questo periodo comprende opere convenzionali, formalmente virtuose, ma anche sinceri e dolorosi sfoghi, rivelatori dell'insoddisfazione di fondo che caratterizzò tutto il periodo lipsiese.
Egli scrisse i Neue Lieder (Nuove Canzoni), il Buch Annette (Libro per Annette), e le commedie Die Laune des Verliebten (I capricci dell'innamorato) e Die Mitschuldigen (I correi). Qui, tormentato dall'amore per Kaethchen Schoenkopf e deluso dal mondo accademico, Goethe si ammalò gravemente, e nel 1768 decise di tornarsene a casa. A Francoforte e vive una profonda crisi spirituale, sollecitata dalla frequentazione con Susanna Katharina von Klettemberg di cui sono testimonianza e viva espressione le Confessioni di un’anima bella.
.
Nel 1770 si trasferì a Starsburgo, dove completò gli studi di giurisprudenza. Guarito e rinnovato nel fisico e nello spirito, manifestò in ogni campo la sua appassionata voglia di vivere, con lunghe passeggiate a piedi ed a cavallo, cordiali relazioni con tutti ed affettuosi sentimenti nei rapporti umani. Le nuove conoscenze lo attraggono come una calamita e non solo creature femminili, ma anche compagni di studio, scrittori esuberanti come Lenz, L. Wagner, Lavater, Jung. Mostra una chiara attrazione per ogni forte personalità e tra queste primeggia Herder, filosofo, teologo, che appare ai suoi occhi assetati di genialità come il profeta di quel fenomeno particolarissimo che era lo Sturm und Drang ("Tempesta e Impeto"), che sottolineava il passaggio dal soggettivismo lirico all’individualismo titanico. Herder lo portò a sottrarsi all'influenza del classicismo francese, ligio alla concezione aristotelica dell'unità di tempo, di luogo e di azione, cui doveva attenersi la tragedia, e lo introdusse all'opera di Shakespeare, in cui proprio il mancato rispetto delle tradizionali unità contribuisce all'intensità drammatica. Herder, inoltre, indusse Goethe ad approfondire il significato della poesia popolare tedesca e delle forme dell'architettura gotica quali fonti di ispirazione letteraria. Gli insegnamenti di Herder si tradussero nella tragedia Goetz di Berlichingen (1773), che Goethe scrisse a Francoforte, dove era tornato una volta conclusi gli studi giuridici. L'opera, che prende a modello Shakespeare, ha come protagonista un cavaliere del Cinquecento, in rivolta contro l'autorità dell'imperatore e della Chiesa, e anticipa proprio i fremiti libertari che sarebbero stati l'anima del movimento Sturm und Drang, antesignano del romanticismo tedesco.
Non solo Goetz, ma anche la prima stesura del Faust, i frammenti del Prometeo, e il suo primo romanzo, I dolori del giovane Werther, risentono fortemente di questo influsso. E la novità è soprattutto la lingua che, dirozzando il barbaro tedeschismo dei secoli precedenti, contribuisce a europeizzare la letteratura tedesca. In quegli anni imparò a vedere il mondo come un'immensa totalità in cui il fisico e lo spirituale erano indistinguibili. Nel 1771 si stabilì a Francoforte in qualità di avvocato
.
Frutto dei lunghi colloqui con Johann Gottfried Herder, fu l'opera meditata e programmatica di quel particolare periodo. Scrisse, infatti, due saggi sull'architettura tedesca Von deutscher Baukunst, e Zum Shakespeare-Tag in omaggio a William Shakespeare. Nell'apparente disordine dell'architettura gotica e dei drammi dello scrittore inglese, Goethe trovò quell'unità tipica del genio e della natura, entrambi fedeli a leggi proprie.
Nelle opere letterarie del quinquennio iniziato a Strasburgo e conclusosi con la partenza per Weimar, Goethe raggiunse una sbalorditiva padronanza della forma e diresse i suoi sforzi verso una totale spiritualizzazione della natura, risultato ottenuto splendidamente nel Canto di Maometto (Mahomets Gesang). Scrisse anche alcune commedie e farse denotanti il gusto per il quadro pittoresco e la lingua parlata dal popolo (Il satiro, La fiera di Plundersweiler, ed altre).
Questo periodo geniale portò anche alla composizione delle scene del Faust (Urfaust, ad indicare il nucleo più antico di quest'opera). L'Urfaust racchiude le parti poeticamente più alte, originali e potenti, i brani lirici più belli come le canzoni di Gretchen. Nel 1772 tornò a Francoforte. In quegli anni strinse amicizia anche con Friedrich Heinrich Jacobi ed i fratelli Stolberg, indi, nel 1774, si fidanzò con Lili Schönemann.
In quell'anno apparve Die Leiden des jungen Werthers (I dolori del giovane Werther). Il successo del romanzo derivò dall'immedesimazione della sua generazione nel protagonista e dal riconoscimento dei diritti del cuore contro le leggi dell'etica e della società. Il romanzo con la sua potente carica emotiva fu fondamentale per la comprensione della personalità del sommo poeta. Dopo la pubblicazione del Werther, per Goethe fu l'apoteosi e divenne l'indiscusso capogruppo della nuova poesia del celeberrimo Sturm und Drang. Mai come in quel momento fu così vicino alla felicità, anche in campo sentimentale. Nonostante tutto ciò, la prospettiva di una vita matrimoniale con Lili nel frivolo, ricco e convenzionale ambiente della sua famiglia gli sembrò una schiavitù per il suo spirito in continuo movimento. Nelle poesie a Lili Sul lago (Auf dem See), si poté già trovare il travaglio che accompagnò la nascita di una nuova personalità.
.
Il 7 novembre 1775 Goethe venne chiamato a Weimar come precettore di Carlo Augusto, duca di Saxe-Weimar. Essendo Weimar una cittadina di seimila abitanti, dominata da una Corte piccola sì, ma ambiziosa, l’amicizia del Duca, unita al fascino che già comincia a emanare dalla sua persona, lo aiuta a superare ogni ostacolo e a salire lungo un percorso interessante: prima membro del Consiglio segreto, poi Consigliere segreto e quindi Ministro. Sullo sfondo di questa piccola corte di poeti che ambiva ad elevarsi, i rapporti costruiti e soprattutto, dal 1776 al 1778, quello con la signora Charlotte von Stein (che ha ispirato a Mann il celebre romanzo Carlotta a Weimar, nel quale Goethe viene definito come «una candela che consuma il suo corpo per fare luce») si stagliano nitidi, e le 1500 lettere indirizzate alla donna rivelano chiaramente la consapevolezza che i personaggi di Weimar avevano della propria funzione. Charlotte von Stein si impegnò ad educarlo ai compiti che lo avrebbero atteso come precettore e poi come consigliere del duca.
I primi dieci anni trascorsi a Weimar, caratterizzati da una certa povertà nella produzione poetica, vedono continuare la sua lenta trasformazione, già iniziata a Francoforte. In quegli anni vi furono opere ancora improntate dalla sua poesia precedente, quali per esempio I canti di Mignon inclusi nel Meister, le due ballate Il pescatore (Der Fischer) ed Il re degli elfi (Erlkönig), e lo stupendo Canto notturno del viandante (Wanderers Nachtlied) poesia nella quale l'anima del poeta lentamente si sostituiva al cuore capriccioso che aveva dominato la produzione precedente.
La ricerca della verità ultima dell'anima dominò altre composizioni; scrisse infatti il Canto degli spiriti sopra le acque (Gesang der Geister über dem Wasser), i Limiti dell'umano (Grenzen der Menschheit) ed Il divino (Das Göttliche). In quel periodo (dal 1777 al 1785) Goethe compose anche il romanzo La missione teatrale di Guglielmo Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung) ed il dramma, del 1779, Ifigenia in Tauride (Iphigenie auf Tauris). Quegli anni, inoltre, lo videro impegnato su diversi fronti come consigliere ministeriale per gli affari militari, per la viabilità, per le miniere e la pubblica amministrazione.
Fu anche sovrintendente ai musei, e nel 1782 venne insignito del titolo nobiliare. Ma ben presto anche Weimar gli diviene stretta: il suo mestiere di cittadino del mondo doveva identificarsi sempre con quello di poeta e, ripercorrendo la sua storia nei capitoli della Vocazione teatrale di Guglielmo Meister, egli si rende conto che lo iato tra l’uomo e l’artista era sempre ancora marcato. Nasce così l’idea di un viaggio in Italia, nato non tanto dal bisogno di un esteriore omaggio alla classicità (che per lui era la fusione tra natura e cultura), quanto da quell’immagine che lui perseguiva e che avrebbe rintracciato nella grecità e nella “naturalezza” italiana. Nel 1786, all'insaputa di tutti, fugge in Italia.
.
Arriva a Roma il 29 ottobre. Abita nel Corso in una modesta pensione e rinasce in lui la volontà di fare poesia, che a Weimar aveva cominciato a ristagnare. Riprende anche a disegnare. Va a Napoli. Sale sul Vesuvio. Con il pittore Kniep s’imbarca per Palermo.
Egli «muove alla ricerca di una Italia metastorica, di minerali e di strati geologici da classificare e di opere d’arte da studiare, ricerca fra le colonne rivestite di verde le vestigia più intatte di una civiltà eccelsa e quindi non si propone come meta primaria lo studio delle condizioni socio-politiche (…). Questa priorità di interessi non esclude la sensibilità per i caratteri e i costumi degli italiani, che non sono idealizzati secondo il posteriore cliché inaugurato dai romantici, ma osservati con un senso acuto per la realtà della loro natura» (Roberto Fertonani in Premessa a Viaggio In Italia di Goethe). Ecco l’indifferenza di Goethe per la situazione politica italiana divisa in staterelli destinati a essere presto cancellati da Napoleone. Oppure la parzialità di questo strano viaggiatore che si ferma sì e no tre ore a Firenze e a Roma non si cura dei mosaici di S. Maria in Trastevere e a Palermo non degna le splendide cattedrali arabo-normanne. La sua estetica si riassume nel binomio «nobile semplicità e tranquilla grandezza» e, coerentemente con la mentalità settecentesca, alla quale era stato educato, condivide il nuovo metodo storico basato sulla successione degli stili, e la convinzione che l’arte sia soltanto una parte di un programma fissato in anticipo: le altre sono l’osservazione scientifica e di costume. Da sottolineare che fra il reale viaggio in Italia e l’opera Viaggio in Italia passano quasi trent’anni e Goethe ha avuto tutto il tempo di filtrare la sua esperienza, di vagliarla, di tradurla da emozione e studio a nostalgia e riflessione. Un aspetto interessante del libro è l’attenzione per la mineralogia e per la botanica. Sul greto del fiume Oreto in Sicilia si china a raccogliere frammenti di diaspri, agate, scisti argillosi che dovranno arricchire la sua collezione a Weimar.
I due anni in Italia furono di piena felicità, nel duplice appagamento dei sensi e dello spirito, grazie all'amore ed all'incanto della civiltà antica. Il paesaggio, l'arte ed il carattere del popolo italiano incarnarono il suo ideale di fusione di spirito e sensi. Qui egli riuscì a dare la forma definitiva all'Ifigenia in Tauride, che scritta in prosa, trovò il suo compimento nel Blankvers o pentapodia giambica.
Ifigenia venne giudicata il vangelo del moderno umanesimo. Questo dramma, come tutti i drammi di Goethe, fu una tragedia solo in potenza, infatti Ifigenia avrebbe salvato il fratello dalla follia e Toante dall'ingiustizia, ma soprattutto, grazie alla propria forza morale, avrebbe trionfato sul destino e mantenuto la propria libertà. Un altro esempio di questo peculiare intendere il dramma, fu ilTorquato Tasso, altra opera portata a termine in Italia, nel quale lo scrittore tedesco celebrò nel poeta italiano il proprio demone giovanile.
.
Il suo viaggio termina nel 1788. Tornerà ancora brevemente a Venezia nel 1790 e poi ancora definitivamente nella sua Weimar dove, separatosi da Charlotte, inizierà la sua vita con Cristiane Vulpius, una modesta fioraia, che in seguito sposò. Si dedica con nuova lena ai lavori scientifici (ottica, botanica, geologia, anatomia) e letterari, ma il lavoro creativo non ha più il ritmo di un tempo (stende il Reineke Fuchs, il Gran-Copta e rifà il Meister). Di fronte ai grandiosi rivolgimenti della Francia, rimane non estraneo, ma certo sconcertato. Non è affatto convinto che la migliore Costituzione di questo mondo o la più radicale rivoluzione possano portare vantaggi all’umanità, se si prescinde dall’educazione dell’individuo, suo costante punto di riferimento mentale e letterario.
Il ritorno a Weimar nel 1788 ebbe una fredda accoglienza. La pubblicazione delle Elegie romane (Roemische Elegien), racconto del periodo italiano, suscitò indignazione, come anche la sua relazione con Christiane Vulpius.
Fu l'amicizia con Friedrich von Schiller a riavvicinare Goethe alla letteratura e dalla loro collaborazione, durata dal 1794 alla morte di Schiller nel 1805, scaturirono numerose composizioni liriche ed epiche. In accordo con Schiller decide di dedicare tutte le sue energie alla Musa della Poesia e a tutto ciò che può giovare all’uomo, distraendolo dal contingente. È la sua nuova stagione creativa: la stesura definitiva de Gli anni di noviziato di Guglielmo Meister in cui si rappresentano i vari stadi della formazione spirituale di un giovane (un Bildungsroman, alias "romanzo di formazione"); il poemetto Hermann und Dorothea; la ripresa del Faust. È proprio qui, nel Faust, che ritroviamo sintetizzato tutto il percorso umano e culturale di Goethe. Un personaggio, Faust, che pur se ideologicamente superato, rimane colui che esprime non solo la tragedia del secolo, la crisi dell’Illuminismo, ma tutta la smania della giovinezza. Goethe non è solo Faust, è anche Mefistofele, una figura forse ancora più intensamente autobiografica dell’altra, perché sempre dalla parte della saggezza e della ragione, scettico di fronte al demoniaco Faust come di fronte a qualunque irrazionalismo che travolga l’uomo, sottraendolo alla provincia pedagogica, a un’umanità ottimista e operosa, che vede la morte come naturale conclusione della vita.
Il 2 ottobre 1808, a Erfurt, si smuove dal suo scettico conservatorismo e viene ricevuto da Napoleone; il 6 avviene il secondo incontro e Napoleone lo invita a scrivere una tragedia su Cesare; il 14 viene insignito della Legion d’Onore. Segno, questo, del suo noto ossequio all’ordine, all’Autorità, oltre che un atto di ammirazione per un uomo che egli aveva sempre concepito come un “fenomeno naturale”. Ma da tempo guarda con scetticismo non solo alla politica, ma anche alle nuove forme letterarie. E quando Schlegel e i romantici esaltano il Meister, quando i salotti ebrei di Berlino antepongono lui a Schiller, egli lascia fare: Romanticismo e Neoclassicismo, dirà poi, sono solo due modi differenti di un’unica salutare reazione.
Con lo stesso scetticismo guarda alla involuzione nazionalistica; per lui «la patria è ovunque e in ogni luogo». Non ama più le tinte forti, le personalità troppo pronunciate e di spicco: tende al poliedrico, allo sfumato. Ne è espressione il romanzo Le affinità elettive, un romanzo per pochi, una musica da camera. Anche le donne di Goethe seguono il rinnovarsi delle poetiche: ora è la volta di Marianne von Willemer (lei trentenne, lui sessantacinquenne), figlia d’arte, austriaca, ispiratrice delle bellissime poesie contenute nel Divano Occidentale e Orientale.
.
Anno 1819. Schiller è morto nel lontano 1805, la moglie Cristiane nel 1816. Il suo ora è un ideale privato: una casa sempre aperta, dove si possa leggere giorno e notte, far musica, ricevere ospiti. Questo non significa che egli abbia chiuso gli occhi di fronte ai mutamenti del mondo moderno. Basterebbero gli Anni di vagabondaggio di Guglielmo Meister o alcuni spunti premonitori della seconda parte del Faust per farci capire quanta attenzione ancora rivolge all’uomo.
Ormai, come già detto, Goethe a Weimar è la meta di pellegrinaggi di numerose persone che guardano a lui come al simbolo vivente di una coscienza europea che si va spegnendo. Eppure lui è ancora vitale, individualismo sfrenato a sprazzi, desiderio di seduzione per la diciannovenne Ulrike von Levetzow. Dal 1823 prepara la grande edizione delle Opere che cede all’editore Cotta per la notevole spesa di 100.000 talleri. Nel 1827 la morte del figlio August è l’ultimo grave colpo che l’ottantenne sopporta ed egli vuole e deve saperlo sepolto là, presso la piramide di Cestio a Roma, dove egli stesso si era augurato di riposare.
.
Muore a Weimar il 22 marzo 1832. Resta la statura morale e intellettuale di un genio, di un grande, di un pagano cristiano, di un cristiano illuminista, di un illuminista romantico, di un filosofo, di un poeta, di un cittadino del mondo. Valgano le parole di Mann: «Goethe nella sua coscienza era umanista e cosmopolita; era, ad onta della sua olimpica divinità, un cristiano spirituale. Con tutta la sua avversione per la “Croce” Goethe ha pur espresso più volte e in maniera significativa il suo rispetto e il suo omaggio per l’idea cristiana.